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Guest post: L’esperienza di internship di Elena

Da poche settimane ho finito la mia prima esperienza di lavoro in un museo, iniziata grazie alla borsa di ricerca “Master dei Talenti della Società Civile” della Fondazione Giovanni Goria di Asti. Il momento per muovere i primi passi in questo ambiente, tanto affascinante quanto complesso, non poteva essere più propizio: 2011, 150° dell’Unità d’Italia, Torino, Palazzo Madama, ricostruzione del primo Senato del Regno. Una combinazione di eventi difficilmente ripetibile!

Il progetto di ricerca pianificato con i servizi educativi del museo prevedeva il mio coinvolgimento nella raccolta di testimonianze storiche e artistiche relative agli anni dal 1848 al 1864 (quando il Senato del Regno era ospitato a Palazzo Madama), da utilizzarsi per la realizzazione del percorso multimediale della mostra “Sarà l’Italia”.

Sin dalle prime fasi di progettazione è apparso chiaramente come quest’esperienza fosse sostanzialmente diversa dalle tipiche esposizioni che il pubblico si aspetta di vedere in un museo. Non si tratta, infatti, dell’allestimento di una serie di documenti o testimonianze artistiche, bensì della ricostruzione completa di una struttura storica, smontata nel 1927, un ambiente in cui si è liberi di muoversi senza seguire un percorso prestabilito.

I visitatori vivono una specie di “ritorno al passato” grazie a un’ambientazione resa suggestiva attraverso l’ascolto di brani tratti dalle discussioni originali avvenute in quest’aula e alla possibilità di toccare (e utilizzare!) copie di oggetti dell’epoca. L’allestimento prevede inoltre un momento esclusivamente visivo, in modo da bilanciare l’esperienza e stimolare l’attenzione del visitatore. Il ritratto di Vittorio Emanuele II, posto alle spalle del tavolo della Presidenza, si trasforma in uno schermo sul quale sfilano i momenti salienti che hanno portato all’unità nazionale ed è descritta l’attività del Senato seguendo un percorso narrativo circolare (oggi – ieri – oggi), caratterizzato da un linguaggio moderno e da uno stile leggero. Partendo dall’esperienza quotidiana che il pubblico può avere del Senato, è possibile superare la barriera di superiorità culturale che il museo a volte rischia di creare e permettere al singolo visitatore di fare collegamenti e riflessioni in maniera spontanea.

Sopra quindici scranni sono state create delle postazioni biografiche con copie delle fonti dell’epoca (lettere, articoli di giornale, libri), ritratti, frammenti di dibattiti e oggetti: un vero e proprio kit che permette al visitatore di ricostruire e ripercorrere la storia dei senatori che più hanno influenzato e animato i dibattiti senatoriali.

Per riportare in vita le parole di questi personaggi risorgimentali è stato necessario recuperare gli atti del Senato. Da subito ho dovuto affrontare la questione dei bisogni del pubblico: la sceneggiatura doveva essere breve e chiara, mentre i discorsi dei senatori erano quasi sempre prolissi e il loro linguaggio desueto, sebbene i concetti fossero moderni. Si trattava quindi di mantenere dei dialoghi il più possibile fedeli al modo di esprimersi della fine dell’Ottocento, evitando però termini che avrebbero potuto annoiare o addirittura confondere il pubblico. La cooperazione con lo sceneggiatore è stata molto stretta in questa fase, in quanto era indispensabile far convivere una precisa ricerca scientifica con la fruibilità del discorso registrato. Lo stesso principio è stato applicato alla realizzazione del video: i messaggi dovevano essere brevi, chiari, di comprensione immediata. Si è in questo caso deciso di puntare su una presentazione visuale, ispirata alla pubblicità di stampo tridimensionale, con immagini in movimento, uno stile pop e la sdrammatizzazione dei personaggi e dei luoghi.

La raccolta del materiale bibliografico riguardante i senatori e di quello legato ai temi dibattuti è stata caratterizzata da una ricerca che si è sviluppata in fieri. Partendo dalle biografie essenziali dei personaggi si sono estrapolati gli elementi che potessero rendere questi personaggi storici più vicini al pubblico; l’analisi della reazione dei visitatori a questo tipo di allestimento ha determinato lo sviluppo delle ricerche. Il confronto con i responsabili della mostra ha fatto emergere come il pubblico fosse particolarmente attratto alle immagini dell’epoca e questa riflessione ci ha indirizzato verso una raccolta più prettamente iconografica: le vignette satiriche, le riproduzioni di quadri dell’epoca, immagini tratte da almanacchi e gazzette.

L’interesse dimostrato dai visitatori nel consultare i documenti presenti nell’Aula ci ha suggerito l’idea di rendere disponibile a tutti il materiale esposto. La mostra si estende su un lungo periodo, il supporto multimediale cambia ogni mese ed è quindi inevitabile che la maggior parte del pubblico non potrà seguire lo sviluppo dei diversi dibattiti nel corso dell’esposizione. Per dare continuità all’esperienza si è pensato di trasferire sul sito web tutto il materiale presentato durante i nove mesi. Il singolo visitatore potrà così rivedere i documenti che non ha avuto il tempo sufficiente di analizzare durante la visita, mostrarli a chi non era con lui, seguire gli altri dibattiti e, grazie alle nozioni acquisite attraverso gli strumenti messi a disposizione, partecipare alla votazione con maggiore consapevolezza.

L’esperienza vissuta durante la progettazione della mostra, seppur breve (ottobre 2010 – settembre 2011) si è rivelata estremamente utile nel mio percorso formativo, in quanto mi ha permesso di maturare una più autonoma gestione della ricerca e del lavoro. Lo studio universitario è spesso indirizzato dai professori stessi e raramente si ha la possibilità di organizzare il percorso di ricerca da soli o in piccoli gruppi, in maniera autonoma.

Nel periodo passato a Palazzo Madama, invece, l’intero staff ha dimostrato da subito molta fiducia nelle mie capacità, affidandomi compiti che ho svolto da sola, ma sapendo sempre di poter chiedere consigli e aiuto. In questa maniera ho sviluppato una maggiore consapevolezza delle mie responsabilità e del mio lavoro.

Questa esperienza mi ha aiutato a comprendere il ruolo fondamentale della collaborazione all’interno di uno staff, del complesso processo che si trova alla base dell’organizzazione di una mostra e di un museo, di come entrambi siano una sorta di organismo vivente che nasce, cresce, cambia e che deve essere seguito con attenzione in tutte le fasi dello sviluppo.

La mancanza di un sistema di cooperazione e di confronto sia all’interno che all’esterno dell’Università rende prezioso questo tipo di progetti e permette, a chi come me ha avuto l’opportunità di partecipare al Master, di vivere in maniera proficua il passaggio delicato dal mondo dello studio a quello del lavoro.

Elena Settimini