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Figura di potere
Anteriore al 1951
legno intagliato, ferro, piume, pelle, fibre vegetali, osso
232/OV
Altezza: 24,5 cm, Diametro: 7,5 cm
Statua polimaterica, figura di potere (nkisi)
pittore piemontese
Statua polimaterica, figura di potere
Statua ricavata da un unico blocco di legno raffigurante un busto umano. Il capo si leva da un busto appena abbozzato. Presenza di un foro longitudinale che rende i padiglioni auricolari comunicanti. Volto con occhi "a chicco di caffè", bocca leggermente dischiusa.



L'oggetto ligneo è avvolto da un primo strato di corda arrotolata e da un secondo strato di piume, ricoprente gran parte della superficie, tenuto insieme da corde in fibra vegetale e da una fettuccia in pelle animale.

Sulla sommità del capo è confitto un pezzo di ferro di forma conica, mentre sulla fronte è applicato un dente.



Questo oggetto è denominato nkisi (plurale minkisi). Il termine indica un insieme complesso e eterogeno di procedure rituali in cui uno specialista del sacro (nganga) racchiude il proprio potere divinatorio in un oggetto materiale, come la statua in questione. Questi oggetti, realizzati da scultori, sono considerati completi solo quando vengono "attivati" dagli operatori rituali. Sovente l'attivazione attraverso l'aggiunta di accessori eterogenei di origine animale e vegetale. Il pezzo di ferro confitto nel capo, ad esempio, ha il compito di spingere lo spirito ad una determinata azione.



I minkisi racchiudono forze sovrannaturali e spirituali che possono essere utilizzate sia a scopi benevoli sia malevoli. Le persone possono interagire con queste forze attraverso i minkisi, per ottenere, ad esempio, la protezione della propria famiglia, la prevenzione di disgrazie, il successo nella caccia, la possibilità di avere figli e la prevenzione di aborti spontanei.



Questi oggetti sono stati acquisiti in grande quantità nelle collezioni museali occidentali. L'interesse dei collezionisti, esploratori, missionari, militari e diplomatici che hanno raccolto i minkisi tra il XIX e il XX secolo era spesso accompagnato da un misto di attrazione e repulsione. Essendo supporti di forze magiche sia positive che negative, erano oggetti ambigui e potevano incutere timore. Inoltre, l'approccio evoluzionista che descriveva le culture "altre" come superstiziose e inferiori ha portato alla creazione di una vasta documentazione su queste figure di potere, denominate in modo dispregiativo "feticci". Questo termine, usato anche nella documentazione relativa all'oggetto, attualmente non è più in uso poiché le categorie del pensiero europeo non consentono una comprensione completa della loro funzione. La netta distinzione tra "persone" e "cose" presente in gran parte dell'Occidente non considera un aspetto fondamentale: i minkisi, sebbene siano oggetti materiali, possono essere invocati per produrre gli effetti desiderati. Questi oggetti possiedono una volontà propria e possono intenzionalmente influenzare il comportamento umano.



Il bene appartiene al corpus di 185 oggetti donati al Museo da Tiziano Veggia (1893-1957). Veggia lavorò come ingegnere nel Congo Belga per la Compagnie du Chemin de Fer Bas Congo-Katanga (1919-1936) e per l’Otraco (1936-1951), affiancando alla sua attività lavorativa la pratica del collezionismo. Nel maggio 1955 donò la sua collezione al Museo Civico di Torino.
Fava A.S., Africa, America, Oceania. Le collezioni etnologiche del Museo Civico di Torino. Storia delle collezioni etnologiche del Museo Civico di Torino, 1978, pp.32,33,
Africa : le collezioni dimenticate, 2023,
La Gamma, A., Art and oracle: african art and rituals of divination, 2000, p. 67 (confronto),
MacGaffey, W., The Personhood of Ritual Objects: Kongo "Minkisi" in "Etnofoor", III, n. 1, FETISHISM, 1990, pp. 45-61 (confronto)