Collezioni
dipinto
Larghezza 76 cm.
Dipinto con Santa Caterina d'Alessandria.
Il dipinto, già in collezione Einaudi e acquistato nel 2006, segna l'ingresso nel Museo di una raffinata testimonianza del Seicento napoletano. L'attribuzione è tuttora problematica, oscillando fra la tradizionale assegnazione a Bartolomeo Bassante (R. Causa) e l'accostamento al misterioso “Maestro della Madonna Cellini” (F. Bologna) o a Onofrio Palomba (N. Spinosa).
Probabilmente allievo a Napoli di Jusepe de Ribera, Bassante si discostò presto dal naturalismo del maestro per aderire a modelli più classicisti, ma le sue poche opere note non raggiunsero mai il livello qualitativo della Santa Caterina, caratterizzata da un mirabile equilibrio tra la preziosa levigatezza formale e l'acutezza naturalistica.
Di recente Giuseppe Porzio propone di identificare l'autore del dipinto in un altro artista della cerchia di Ribera, Giovanni Ricca, una figura che, in assenza di dati anagrafici noti, si coagula intorno a un piccolo nucleo di opere documentate negli inventari a cavallo tra Sei e Settecento. Sulla base dei confronti stilistici a partire dai due unici dipinti noti di Ricca, la Trasfigurazione già nel monastero napoletano di Santa Maria della Sapienza e l'Adorazione dei pastori nella chiesa di Santa Maria del Sepolcro a Potenza, Porzio aggrega un corpus di opere all'interno del quale la Santa Caterina del Museo si affiancherebbe alla Crocifissione della chiesa napoletana di Santa Maria Apparente, già attribuita al Palomba.
La fortuna dell'opera è attestata dall'esistenza di una copia con qualche variante in collezione privata romana (pubblicata in M. Marini, Pittori a Napoli 1610-1656, Roma 1974, fig. 55 e p. 118, nota 1).