Collezioni
interno del Teatro Regio
Larghezza 114 cm
Cornice Passpartout 138 x 123 x 4,5 mm
Prima di appartenere alla collezione Chevalley, il dipinto figurava nella raccolta di Oreste Bollati.
Il quadro offre una precisa raffigurazione dell'interno del teatro, con il grande boccascena delimitato da coppie di colonne scanalate, in alto lo stemma sabaudo sorretto da due angeli con la tromba, la fossa orchestrale separata con un tramezzo dalla platea dove alloggiavano due file di banchi, e sulla volta l'affresco di Sebastiano Galeotti con gli Sponsali di Giove e Giunone. L'aspetto dell'interno teatrale è probabilmente desunto da un'incisione di Belmondo o dal relativo disegno preparatorio di Benedetto Alfieri. Secondo l’usanza dell’epoca, la sala è perfettamente illuminata, i palchi sono affollati dai membri delle famiglie nobili, i musicisti sono disposti uno di fronte all’altro; oltre a documentare la struttura dell'edificio, il quadro fornisce una descrizione ricca di gustosi particolari di costume: il pubblico è intento a osservare lo spettacolo ma anche a mangiare, chiacchierare o leggere; al centro un soldato armato monta la guardia e un valletto reca un vassoio di bevande.
M. Viale Ferrero (1963) ha individuato in un primo tempo nel soggetto del dipinto la serata inaugurale del Teatro Regio, tenutasi il 26 dicembre 1740 con la rappresentazione dell' Arsace del Peo, che si avvalse delle scene di Giuseppe Galli Bibiena. Tornando successivamente sul problema (1980), vi ha riconosciuto l'ultima scena del "Lucio Papirio dittatore", in cui Papirio scioglie dalle catene il condannato Quinto Fabio. Il dramma per musica scritto da Ignazio Balbi fu messo in scena al Regio il 26 dicembre 1752, con scene dei fratelli Galliari.
L'attribuzione tradizionale del dipinto a Olivero in collaborazione con uno specialista per l'architettura prospettica, avanzata da Viale e confermata da Mallé e da gran parte degli interventi successivi, è stata recentemente corretta in favore di Giovanni Michele Graneri. Il quadro si collocherebbe all'altezza di alcune fra le prove più note e impegnative del pittore piemontese, noto per una ricca produzione di scene di genere all’aperto, in cui prevalgono le strade, le piazze e i mercati affollati, contrassegnate da rigorose inquadrature prospettiche (V. Natale, 2003).