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Fine XV secolo - Verso il Rinascimento

Nella sala del museo intitolata a Ludovico di Savoia-Acaia si possono oggi seguire gli sviluppi dell'arte piemontese nei decenni, a partire dall'epoca medievale fino alla fine del Quattrocento. Di questo momento cruciale, testimone del passaggio verso il Rinascimento, sono opere emblematiche i dipinti di Antoine de Lonhy (nell'immagine), pittore originario della Borgogna poi attivo in Piemonte, del casalese Giovanni Martino Spanzotti, del suo allievo Defendente Ferrari e di Gaudenzio Ferrari.
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1498 - Il castello riacquista prestigio dopo anni di abbandono

Dopo anni durante i quali è documentata la spogliazione dell'arredamento, sebbene questo non abbia raggiunto una preziosità eccezionale, un inventario di fine secolo dischiude le porte di un "guardaroba" contenente tessuti finissimi d'ogni tipo, stoffe da parete e tesori d'arazzeria, usciti dalle celebri manifatture di Arras o, più probabilmente, di Tournai e di Bruxelles, purtroppo dispersi. Il merito di questo rifiorire del palazzo è legato al nome di Amedeo IX e particolarmente a quello della sua consorte Iolanda di Francia: proprio a lei si deve, con molta probabilità, l’acquisto delle preziose serie di arazzi. (Immagine: Biblioteca Nazionale, Torino, ms. D. VI. 2, f 1v-2)


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1494 - Carlo VIII in sosta nel suo viaggio verso il Sud Italia

Bianca di Monferrato, vedova di Carlo I di Savoia e reggente per il figlio, trasloca temporaneamente per ospitare nel proprio appartamento il sovrano francese, chiamato da Ludovico Sforza in opposizione ad Alfonso II di Napoli per l'eredità del ducato milanese. Il ricorso per fini di ospitalità a sedi diverse, come alberghi e locande, è frequente, come anche l'utilizzo del vicino palazzo del Vescovo, unito con una galleria al castello a fine secolo. La costruzione sarà di base a quella più conosciuta di Carlo Emanuele I, nel Seicento. Data la mobilità dei signori sul territorio, le residenze medievali non sono attrezzate in modo permanente per l'ospitalità.
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1466-78 - La duchessa Iolanda di Savoia

Gli anni della reggenza della duchessa Iolanda, durante la malattia dello sposo Amedeo IX di Savoia e della minorità del figlio, sono fitti di feste: nell’agosto 1474, per esempio, ha luogo una moresca, danza in maschera per l'elezione del nuovo rettore della città; in settembre viene offerto un banchetto in onore di Bernarda de Brosse, moglie del marchese Guglielmo VIII di Monferrato, con sfoggio d'argenterie e con intermezzi teatrali. Nel 1475 si festeggiano le nozze di Anna, figlia del duca Amedeo IX, con Federico d'Aragona, arrivato con il suo seguito di circa 500 persone e 372 cavalli. La corte affida le imprese decorative ad artisti di fama, come Nicolas Robert, pittore noto in Piemonte.


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1449 – La visita del Delfino, futuro Amedeo IX

A maggio, in occasione di una visita al castello di Porta Fibellona da parte del Delfino (il futuro Amedeo IX) viene costruita una scalinata poggiante su due grandi colonne in pietra nella piazza del castello davanti al portone d’ingresso e viene realizzata una parete in legno posticcia nell’"aula magne", probabilmente da rivestire di tappezzerie.
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1431-39 – Il primi lavori sotto Ludovico di Savoia

Ludovico, secondogenito di Amedeo VIII e Principe di Piemonte dal 1431, stabilisce che il Consiglio cismontano (itinerante tra i castelli di Pinerolo, Fossano e Torino durante il principato di Amedeo), abbia residenza fissa nel castello di Torino, dove lui soggiorna, ma in maniera discontinua. Tra gli interventi di carattere architettonico del primo decennio del suo governo si segnalano la riparazione del ponte marcito, delle vetrate del castello, di alcuni pavimenti, la realizzazione di nuove vetrate per la camera della principessa e per l'odierno salone Acaia, dove è aperta una nuova porta, oggi solo riconoscibile, verso il cortile interno. (Immagine: Musée du vitrail, Romont, Stemma Savoia)

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1427-31 – I lavori di Amedeo principe di Piemonte

Mentre il suo primogenito, nominato principe di Piemonte inizia a governare di persona le province cismontane, Amedeo VIII trascorre parte del tempo nel castello di Torino e parte in quello di Pinerolo. Nei documenti s’incontrano ancora i medesimi “magistri” responsabili del rinnovamento dell’edificio sotto Ludovico d’Acaia. In questi anni si realizzano nuove cassapanche per la loggia e si ripristinano i soffitti della camera “de Bon Droyt” e del viretto. Viene costruita una credenza per i formaggi e nei conti si accenna all’acquisto di legname per chiudere la piazza del castello con una palizzata, completata da sbarre in ferro, per impedire l’accesso agli animali.
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1419 - L'inventario dopo la morte di Ludovico d’Acaia

Il documento permette di ricostruire gli ambienti a disposizione del castello, che ha già raggiunto le dimesioni massime di sviluppo: più di dieci vani sono destinati a servizi (cucina, cantina, bottiglieria, forno, portineria al piano terra, guardaroba ai vari piani); quattro servono da abitazione e da ufficio per il tesoriere, per il maestro di palazzo, per i segretari; altrettante sono le ampie sale di rappresentanza o di uso comune; una decina sono camere da letto o abitazione, tra cui la stanza da letto invernale del signore, detta "camera col pello". Vi si trovano anche altre due logge, oltre a quella dei segretari, la cappella, la camera dello speziere e spazi adibiti a magazzino o per la servitù.
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1418-27 – Gli interventi di Amedeo VIII di Savoia

Dopo la scomparsa di Ludovico d’Acaia, che muore senza eredi, il principato d’Acaia passa ad Amedeo VIII di Savoia. Sebbene non vi risieda mai, il duca ordina per il castello di Torino alcuni interventi significativi, quali la realizzazione di un cornicione (o una merlatura) sopra la torre del viretto, mentre nello stesso anno, 1426, l’acquisto di chiodi per fissare delle tende suggerisce quale fosse l’utilizzazione cerimoniale e d’apparato della grande sala “bassa”, al quale sono destinati. Sono, infine, documentati lavori nel giardino, come la potatura delle viti e del roseto. (Immagine: Bibliothèque Royale de Belgique, Bruxelles, ms 10317-18 f.1)


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1418- La visita a Torino di Martino V

In settembre, tre mesi prima della morte di Ludovico d’Acaia, in vista della visita a Torino di Martino V, appena eletto papa nel Concilio di Costanza e diretto a Roma, vengono realizzati nuovi lavori al castello di Porta Fibellona. In particolare si tratta di interventi di ripristino di muri o portici danneggiati, si acquistano pergamene e chiodi per chiudere le finestre e fermare le tende, vengono riparati e acquistati tavoli e sgabelli, insieme alla tela per il letto del papa. Sono da collocare in quest’anno, e a poco prima, anche i probabili interventi pittorici commissionati a Giacomo Jaquerio, oggi scomparsi, dei quali rimane traccia dei pagamenti.
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1415 – La costruzione delle nuove torri e del viretto

La seconda fase degli interventi nel castello voluti da Ludovico d’Acaia si incentra sulla costruzione di una nuova torre angolare a sud-est: la squadra di lavoro è composta da manovali nuovi, guidati da un “magister”, Giacobino da Santhià, che compare per la prima volta nei documenti e al quale si attribuisce anche la scala elicoidale, detta viretto, realizzata per collegare i diversi piani del castello. Segue di qualche mese l’inizio dell’edificazione della torre orientata a nord-est. In fondo a sinistra della corte medievale è possibile vedere i resti del viretto, grazie al pavimento in vetro che ricopre gli scavi effetuati da D'Andrade alla fine dell'Ottocento.
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1405 – Il giardino, l’orto e il “falconerio”

Nel giardino, cui non si accenna mai nei documenti trecenteschi, appaiono ora impegnate maestranze diverse rispetto a quelle del castello e anche manodopera femminile. Vengono realizzati un acquedotto per irrigare e un canale di scarico, vengono piantati filari di vite e, in seguito, anche altre colture, come spinaci, porri, ulivi, peri, meli, palme e salici. I principi d’Acaia desiderano una residenza moderna, che si avvicini alle residenze cortesi dell’Italia settentrionale. Ne sono segno la presenza di un “falconerio”, di un maestro orologiaio, di banchi per la scuola e di una gabbia per i pappagalli. (Immagine da "La cité des dames" di Christine de Pizan ,British Library, Londra)

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1402-15 - L'ampliamento di Ludovico d'Acaia

Dopo la metà del XIV secolo, nuove esigenze impongono di sacrificare alcuni spazi per creare ambienti residenziali. La prima fase dei lavori ha inizio nel 1402 e si prolunga poco più di un decennio. Dai conti della Clavaria emergono la costruzione di un nuovo porcile per i cinghiali, di un colombaio, di un nuovo ponte levatoio e di una nuova loggia. Gli stessi artigiani realizzano pezzi del nuovo mobilio, compiti di maggiore responsabilità sono conferiti ad Andrea de Thaurino: l’erezione di una nuova cappella, l’allungamento della cinta muraria e la dipintura dei locali per la panificazione e la conservazione delle bottiglie al pianterreno.

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