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1797 - L'arrivo dei francesi e la spoliazione del Palazzo


Al tempo dell'occupazione francese, quando Carlo Emanuele IV porta con sè in esilio l'intera famiglia reale, si svuota d'ogni tesoro la residenza che aveva visto le magnificenze di generazioni sabaude. La stessa che, al tempo del precedente assedio francese del 1706, era parsa così sicuro rifugio, con i suoi possenti sotterranei, da essere scelto da Vittorio Amedeo II come deposito delle opere d'arte della reggia, i cui scantinati erano tanto meno protetti da offensive di guerra.

ventaglio

1780 - La moda dei ventagli


Il ventaglio pieghevole con interni del Teatro Regio e del Teatro Carignano, di manifattura torinese, è un interessante documento legato alla moda dei ventagli recanti la distribuzione nominativa dei palchi nei teatri, che si diffonde in Europa negli ultimi decenni del Settecento. Uno degli esemplari della collezione del museo è prodotto per la stagione teatrale 1780-81, come si deduce dal confronto dei nomi su di esso riportati con i libri dei conti della società che gestisce gli spettacoli cittadini. Dei due teatri raffigurati, il Regio si dedica al melodramma e all'opera, il Carignano ospita commedie e opere buffe.

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1776 - Le storie di Alessandro e Annibale di Beaumont


Episodi delle storie di Alessandro e di Annibale godono di prolungato successo nei programmi decorativi delle residenze sabaude. Due enormi tele di Claudio Francesco Beaumont li illustrano ed accompagnano le attese nelle anticamere del palazzo, prima di essere donate al Musée Savoisien di Chambéry da Vittorio Emanuele II verso la metà dell'Ottocento. Anche l'arazzeria di corte, fondata da Carlo Emanuele II e già attiva dal 1731 con Beaumont principale ideatore delle serie tessute, fa dei medesimi soggetti storici una produzione ricorrente dagli anni '40 agli anni '60 del Settecento.

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1765 - L'astronomo Joseph-Jérôme Lalande


Dal suo soggiorno torinese, lo scienziato descrive "una bella facciata moderna, ornata di colonne corinzie , la cui trabeazione è conclusa da una grande balaustra, con delle balconate, delle statue e dei vasi di buon genere". In diversi altri commenti, riprende le osservazioni ed i giudizi di Cochin, ai quali si conformano molti dei successivi viaggiatori stranieri.

disegno

1761 - Il disegno di Francesco Martinez


Redatto per presentare un grandioso progetto dell'architetto Benedetto Alfieri per il completamento e l'ampliamento di Palazzo Madama. Quello che il disegno registra è il salone che potevano ammirare i visitatori dell'epoca, quando al di sopra delle dodici coppie di personificazioni in stucco delle Province sabaude, accomodate sopra lo sporto della cornice, si trovano altrettanti medaglioni di rilievo con i profili dei busti dei dodici Cesari, smantellati nell'Ottocento per far posto ad un nuovo allestimento pittorico.

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1758 - Il ''Voyage d'Italie'' di Cochin


Tra gli accompagnatori del giovane fratello di Madame de Pompadour, il futuro marchese di Martigny, nel suo viaggio di istruzione in Italia, registra le opinioni di tutti Charles-Nicholas Cochin. L'incisore e pittore giudica la facciata come la "più bella e imponente che vi è a Torino" e riscontra un qualcosa "nel gusto del peristilio del Louvre". Nelle memorie dei più colti osservatori contemporanei, tra i viaggiatori stranieri, Palazzo Madama appare quasi sempre come l'architettura più rilevante della capitale sabauda, oggetto di ammirazione valutata soprattuto nell'accostamento ai modelli di riferimento delle residenze reali del più potente monarca assoluto: il Louvre e la Versailles di Luigi XIV.

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1754 - ''La Descrizione delle Pitture Sculture et altre cose più notabili del Real Palazzo e Castello di Torino''


Al riarredo del Palazzo, dopo lo spoglio dei beni di Maria Giovanna Battista, si provvede nell'arco di qualche decennio e l'edificio torna a ricevere gli apprezzamenti dei visitatori settecenteschi. L'anonimo estensore del documento stende una sorta di guida della residenza reale per soddisfare la curiosità di «tanti inteligentissimi Forestieri che vengono in questo Palazzo... a dilettanti del disegno e conoscitori delle Pitture», e dopo la galleria che da Palazzo Reale conduce al castello, passa a descrivere la facciata, lo scalone di Palazzo Madama e il salone, lodandoli per la loro magnificenza.

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1731 - Il giudizio ammirato di von Pöllnitz


Ad appena dieci anni dal completamento dell'architettura di Juvarra, il palazzo del re di Francia è chiamato in causa come paragone di qualità dal viaggiatore e letterato tedesco Carl Ludwig von Pöllnitz, che esprime un giudizio di incondizionata ammirazione per l'opera torinese: "tutto ciò che vi sia di più bello e di più perfetto in architettura moderna a Torino e forse in Europa è la facciata del palazzo della fu Madama Reale (...) Prima che lo scalone fosse costruito si diceva che il palazzo di Madama Reale era come una casa senza scala, oggi si dice che è una scala senza casa". Il paradosso ricordato finisce per diventare un "topos" ricorrente della letteratura di viaggio sul Palazzo.

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1729-31 - La peota di gala di Carlo Emanuele III


La barca, ordinata a Venezia ai costruttori Matteo Calderoni e Monsieur Egidio, è realizzata tenendo presente l'ultimo bucintoro lagunare, di cui ripete lo sfarzo di piccolo palazzo galleggiante. I temi scelti per le decorazioni riprendono i soggetti di casa Savoia di quegli anni e l'arredo include due piccoli troni e panche per accogliere la corte, che vi naviga in occasione di cerimonie e festeggiamenti dinastici. Nel 1869 la Real Casa cede la peota al Comune, che nel 1873 l'assegna al Museo Civico d'Arte Antica. Dal 2002 è concessa in comodato alla Reggia di Venaria.

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1728 - La dispersione dei tesori di Maria Giovanna Battista


Madama Reale dimostra di circondarsi di una gran quantità di argenti e mobili sfarzosi, con un gusto indirizzato verso le corti di area germanica e nord-europea, ma dei suoi lussuosi tesori oggi non resta più nulla in Palazzo. Nonostante l'edificio risulti ancora utilizzato come abitazione anche dopo la scomparsa della duchessa, la dispersione degli oggetti inventariati è pressochè totale, testimoniata dai documenti di estimi e vendite. Agli occhi dei viaggiatori dell'epoca, come il tedesco Johann Georg Keyssler o lo scozzese Andrew Mitchell, gli appartamenti appaiono spogli e senza mobili. Anche più tardi, nel 1740, Charles De Brosses non trova più nient'altro che "una scala senza palazzo".

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1725 - Le grandi vedute del castello di Rivoli

Sei grandi tele, raffiguranti il castello di Rivoli, sono ordinate da Vittorio Amedeo II nel 1723 a Giovanni Paolo Pannini e ad altri pittori attivi a corte. A due anni dalla commissione i dipinti sono finiti ed allestiti a Rivoli, dove Montesquieu ha modo di ammirarli. Altri viaggiatori, come Bartoli (1776), Derossi (1781) e Paroletti (1819) li trovano, invece, a Palazzo Madama, dove propongono un'immagine della "grandeur" di corte agli ambasciatori che visitano la nuova capitale sabauda. La serie finisce dispersa fino al 1937, quando Umberto di Savoia raduna nuovamente cinque quadri; il sesto con la veduta da levante ricompare nel 1951 ed è oggi esposto in sala Guidobono.
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1724 - L'inventario dei beni del palazzo

Compilato alla morte di Giovanna Battista, il documento dà testimonianza del fulgore della nobile dimora. Le pagine relative ai beni mobili e ai beni "infissi", alle gioie, alle tappezzerie e tessuti, dipinti, mobili e argenti, ci restituiscono tutta la magnificenza degli ambienti appartenuti alla seconda Madama Reale e si rivelano utile strumento per la comprensione della sequenza delle sale, dei percorsi cerimoniali, delle scelte architettoniche e di arredo. La gran copia di quadri, più che guidata da orientamenti di gusto, sembra costruita per ben definite funzioni: i numerosissimi ritratti come doni e scambi familiari, i soggetti sacri a scopo di devozione privata.
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1722 - Le nozze di Carlo Emanuele III con Anna Cristina Luisa di Sulzbach

Regista d'eccezione per gli allesimenti è Filippo Juvarra, giunto nella capitale sabauda otto anni prima. I suoi internventi, in occasione di quest'unione, aggiornano il Palazzo Reale, ma il primo architetto regio si cimenta anche con architetture effimere e con le illuminazioni: Palazzo Madama è acceso da 450 torce e da candele e la sua facciata verso il Po accoglie il corteo reale alla mezzanotte del 24 marzo, arrichita da allegorie raffiguranti il luogo, ma anche le virtù proprie dei principi sposi. Un'incisione di Antoine Herisset su disegno dello stesso Juvarra ci mostra il Castello a festa.
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1721 - Le stampe dei progetti di Juvarra

L'architetto dà alle stampe due vedute, incise dall'allievo Filippo Vasconi, dei progetti che gli sono stati commissionati da Giovanna Battista per Palazzo Madama e per le facciate delle chiese gemelle di San Carlo e Santa Cristina, nella piazza reale di Torino, ora piazza San Carlo. Per Juvarra si tratta di un'iniziativa promozionale, necessaria per far conoscere sulla scena internazionale la sua opera torinese. La stampa di Palazzo Madama presenta l'intero progetto con cui si propone di avvolgere di nuovi corpi di fabbrica il vecchio castello.
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1718 -21 - La nuova facciata e lo scalone dello Juvarra

La necessità di una scala per il palazzo, adeguata alla domanda di un cerimoniale sempre più esigente, si fa ancora più urgente a seguito dell'allestimento del gran salone di rappresentanza. La qualità dell'intervento di Filippo Juvarra, al quale viene affidato l'incarico, si misura con la ricchezza del vocabolario linguistico impiegato: l'immagine complessiva è quella maestosa di un palazzo reale che sa esaltare la tradizione e dare espressione al classicismo moderno. L'architetto vorrebbe un'ariosa loggia completamente aperta, ma le condizioni climatiche torinesi lo obbligano a proteggere la sua fabbrica con grandi serramenti vetrati.
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1713-14 - La maestosa Sala del Senato

Ricavata già nel Seicento e voluta ora come sede ufficiale di presentazione per l'acquisita dignità regale di Vittorio Amedeo II, la sala viene caratterizzata da un ordine dorico di grandi proporzioni e dall'animata conversazione delle personificazioni delle Province Sabaude, modellate da Carlo Tantardini e Giovanni Baratta. Nel restauro ottocentesco della volta, gli stucchi del secondo livello sono sostituiti dalle scene a monocromo dipinte dall'équipe di Pietro Fea, con episodi illustri della storia sabauda. Nel maggio 1848 si tiene qui la seduta inaugurale del Senato del Regno. La sala è oggi adibita a spazio per le mostre temporanee.
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1713 - Il titolo di Re di Sicilia per Vittorio Amedeo II

Nell'estate e nell'autunno si tengono i festeggiamenti per la pace ritrovata nella guerra di successione spagnola e per il nuovo titolo conquistato dai Savoia con il trattato di Utrecht. Si decide di allestire la macchina pirotecnica promossa dal Municipio nella piazza del castello, davanti ai palazzi Reale e di Madama Reale. Ai cittadini e ai nuovi sudditi giunti dalla Sicilia per festeggiare il re, la macchina disegnata da Plantery espone con chiarezza il programma celebrativo: la forma triangolare rimanda alla conformazione dell'isola appena conquistata, i tre lati celebrano i principali stati del regno, Piemonte, Savoia e Sicilia.
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1708-15 - Si riapre il cantiere di Giovanna Battista

La campagna di rimodernamento e decorazione dell'appartamento reale è affidato alla direzione dell'ingenger Michelangelo Govone ed interessa l'intero piano nobile. La sequenza di ambienti cerimoniali si impernia attorno al nuovo salone, che più che mai viene ad assumere un ruolo centrale. Tra gli interventi di maggior pregio, si possono ricordare gli stucchi di Pietro Somasso, i motivi ornamentali di Giovanni Battista Lanfranchi e Carlo Pozzo, le volte affrescate di Domenico Guidobono. Nel 1713 viene realizzato anche un giardino, del quale abbiamo un ricordo in una veduta di Giovanni Battista Borra del 1749.
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1702-06 - Il nuovo appartamento della seconda Madama Reale

A partire dall'inizio del secolo, la seconda Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours promuove una serie di rinnovamenti della sua sede ufficiale di residenza nel castello di Torino, che si protraggono, per campagne sucessive, nei primi due decenni e fino alla sua morte, avvenuta nel 1724. La guerra con la Francia e l'assedio della città, conclusosi con la vittoriosa battaglia condotta nel 1706 da Vittorio Amedeo II al fianco del principe Eugenio, costringe a convogliare tutte le risorse disponibili per l'emergenza, determinando anche a Palazzo Madama la brusca interruzione dei lavori appena avviati.

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