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Dipinto
1752
olio su tela
0534/D
Altezza: 128,5 cm, Larghezza: 114 cm, Cornice Passpartout: 138 x 123 x 4,5 mm
Interno del Teatro Regio
Graneri Giovanni Michele
Veduta dell' interno del Teatro Regio nella serata inaugurale. Cornice lignea, modanata, moderna.
Prima di appartenere alla collezione Chevalley, il dipinto figurava nella raccolta di Oreste Bollati.

Il quadro offre una precisa raffigurazione dell'interno del teatro, con il grande boccascena delimitato da coppie di colonne scanalate, in alto lo stemma sabaudo sorretto da due angeli con la tromba, la fossa orchestrale separata con un tramezzo dalla platea dove alloggiavano due file di banchi, e sulla volta l'affresco di Sebastiano Galeotti con gli Sponsali di Giove e Giunone. L'aspetto dell'interno teatrale è probabilmente desunto da un'incisione di Belmondo o dal relativo disegno preparatorio di Benedetto Alfieri. Secondo l’usanza dell’epoca, la sala è perfettamente illuminata, i palchi sono affollati dai membri delle famiglie nobili, i musicisti sono disposti uno di fronte all’altro; oltre a documentare la struttura dell'edificio, il quadro fornisce una descrizione ricca di gustosi particolari di costume: il pubblico è intento a osservare lo spettacolo ma anche a mangiare, chiacchierare o leggere; al centro un soldato armato monta la guardia e un valletto reca un vassoio di bevande.

M. Viale Ferrero (1963) ha individuato in un primo tempo nel soggetto del dipinto la serata inaugurale del Teatro Regio, tenutasi il 26 dicembre 1740 con la rappresentazione dell' Arsace del Peo, che si avvalse delle scene di Giuseppe Galli Bibiena. Tornando successivamente sul problema (1980), vi ha riconosciuto l'ultima scena del "Lucio Papirio dittatore", in cui Papirio scioglie dalle catene il condannato Quinto Fabio. Il dramma per musica scritto da Ignazio Balbi fu messo in scena al Regio il 26 dicembre 1752, con scene dei fratelli Galliari.

L'attribuzione tradizionale del dipinto a Olivero in collaborazione con uno specialista per l'architettura prospettica, avanzata da Viale e confermata da Mallé e da gran parte degli interventi successivi, è stata recentemente corretta in favore di Giovanni Michele Graneri. Il quadro si collocherebbe all'altezza di alcune fra le prove più note e impegnative del pittore piemontese, noto per una ricca produzione di scene di genere all’aperto, in cui prevalgono le strade, le piazze e i mercati affollati, contrassegnate da rigorose inquadrature prospettiche (V. Natale, 2003).
Viale Ferrero M., Mostra del Barocco Piemontese. Scenografia, 1963, v. I, p. 26,
Viale Ferrero M., Rois & Mécènes. La cour de Savoie et les formes du rococo (Turin 1730-1750), 2015, pp. 162-165,
L'Arcano Incanto. Il Teatro Regio di Torino 1740-1990, 1991, pp. 156-157,
Millon H. A., I Trionfi del Barocco. Architettura in Europa 1600-1750, 1999, p. 550,
Theatrum Mundi - Die Welt als Bühne, 2003, pp. 76-77,
Viale Ferrero M., La scenografia dalle origini al 1936, 1980, pp. 153, 194-195,
Natale V., Vittorio Alfieri. Aristocratico ribelle (1749-1803), 2003, pp. 127-128,
Il mondo di Giacomo Casanova. Un veneziano in Europa 1725-1798, 1998, pp. 178, 240,
Immagini di Torino nei secoli, 1969, p. 31,
Cifani A., Monetti F., I piaceri e le grazie. Collezionismo, pittura di genere e di paesaggio fra Sei e Settecento, 1993, p. 163,
Le stanze della musica. Artisti e musicisti a Bologna dal '500 al '900. Pietro Domenico Olivero (e collaboratore prospettico?), Il Teatro Regio di Torino, 2002, p. 120,
Mallé L., Museo Civico d'Arte Antica. I dipinti, 1963, p. 141,
Arnaldi di Balme C., La Reggia di Venaria e i Savoia. Arte, magnificenza e storia di una corte europea, 2007, v. II, p. 78,
Butler M., “Olivero’s” Painting of Turin’s Teatro Regio: Toward a Revaluation of an Operatic Emblem, 2009, pp. 137-151,
Wolff H.C., Oper. Szene und Darstellung von 1600 bis 1900, Musikgeschichte in Bildern, 1968, p. 100,
Palazzo Madama. Guida, 2011, pp. 98-99