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Piatto
1720 - 1725
porcellana dipinta in blu e oro
0677/C
Diametro: 40 cm, Altezza: 5,5 cm
stemma del Principe Eugenio di Savoia
Coppia di grandi piatti circolari con larga tesa obliqua e piede ad anello. Il fondo è campito dallo stemma del Principe Eugenio di Savoia dipinto in blu sottocoperta; orlo decorato da bordo in oro sopra coperta. Sul retro compaiono quattro rametti con fiori stilizzati; marca simbolica sulla base.
Il primo tipo di porcellana fabbricata in Cina appositamente per l'esportazione in Occidente, nota come "Chine de commande", fu la porcellana araldica, decorata con stemmi europei. Gli esempi più antichi sono quelli portoghesi del XVI secolo, in bianco e blu; l'idea fu ripresa negli ultimi decenni del XVII secolo dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali, con l'ordinazione di grandi quantità di servizi di piatti con le armi dei funzionari della Compagnia, di mercanti e di famiglie nobili. Alla produzione bianco e blu si affiancò dal XVIII secolo quella policroma, nella tavolozza della "famiglia verde", della "famiglia rosa" e dell'"Imari". Gli stemmi erano per lo più riprodotti da tavole illustrate o da altro materiale mandato agli smaltatori cinesi, che li copiavano scrupolosamente pur non potendo evitare di interpretarli secondo la propria sensibilità: in questo caso i leoni rampanti che reggono lo stemma assumono, infatti, curiose sembianze draghiformi.

I due piatti sono decorati con lo stemma del disegno per lo stemma principe Eugenio di Savoia-Soissons (1663-1736), cugino del re Vittorio Amedeo II di Savoia, grande condottiero al servizio degli Asburgo, mecenate e collezionista. La decorazione costituita unicamente dallo stemma, campeggiante al centro del piatto, e da un nastro d’oro che orla il bordo, non trova puntuali termini di confronto, ma è accostabile ad altri piatti con stemma dominante, per esempio quello con le armi della famiglia fiamminga Heere van Holy, databile al 1725-1730, citato da Lucia Caterina (1998). I piatti erano parte di un servizio, prodotto in una manifattura di Jingdezhen, forse nel periodo in cui il principe fu governatore dei Paesi Bassi austriaci (1716-1724), e in stretto rapporto con la Compagnia delle Indie.

I due piatti approdarono nel 1874 al Museo Civico di Torino con il dono della collezione del marchese Emanuele d’Azeglio. Un esemplare reca una scritta a penna di mano dello stesso D’Azeglio, che li aveva acquistati nel 1856 presso la famiglia Della Chiesa di Cinzano, dove ne erano conservati almeno altri sei. Non è improbabile che Carlo Emanuele III, che comprò quadri, argenti e porcellane già appartenenti al principe Eugenio, avesse donato alcuni oggetti al suo luogotenente, il marchese Gabriele Maria Della Chiesa di Cinzano.
Pettenati S., Torino sconosciuta o dimenticata. Una fragile passione: Le manifatture di porcellane in Piemonte, 1998, p. 224,
Caterina L., Blu Rosso e Oro. Segni e colori dell'araldica in carte, 1998, pp. 282-283,
Diekamp C., Prince Eugene: General-Philosopher and Art Lover, catalogo della mostra, 2010, p. 168,
Seeger U., Nuove ricerche sugli acquisti fatti da Carlo Emanuele III re di Sardegna nelle colelzioni d’arte appartenute al principe Eugenio di Savoia, 2002, p. 328, nota 49,
Maritano C., Emanuele d’Azeglio, collezionista a Londra, 2011, p. 44,
Maritano C., I quadri del Re. Le raccolte del principe Eugenio condottiero e intellettuale. Collezionismo tra Vienna, Parigi e Torino nel primo Settecento, 2012, p. 189