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MuseumNext: impressioni e qualche idea da Edimburgo

In questi giorni mi trovo a Edimburgo per seguire la conferenza MuseumNext, evento internazionale dedicato al rapporto tra musei, web e nuovi media. Sono più di 200 i partecipanti alla manifestazione, e tra gli speakers alcuni nomi di assoluto rilievo: Shelley Bernstein del Brooklyn Museum, Linda Kelly dall'Australian Museum, Rich Mintz di Blue State Digital(non sapete chi è? Colpevolmente nemmeno io, fino a questa mattina! E' lui che ha curato la campagna presidenziale online di Barack Obama), Jasper Visser del Nationaal Historisch Museum olandese, solo per citare alcuni dei 16 speakers.
La conferenza si è conclusa da poche ore, e il mio quaderno (io prendevo appunti in modo classico, ma quasi tutti, intorno a me, hanno tweettato in diretta: cercate su twitter #museumnext) è pieno zeppo di appunti e idee. Anche la visita a due musei è stata molto interessante, e persino in hotel...ma andiamo con ordine :)

- Le spillette del Premier Inn
Sono alloggiata in questo albergo che fa parte di una grande catena: solo ad edimburgo ne ho visto almeno un altro. Lo staff è in divisa, viola (il colore dominante dell'arredo dell'hotel) e indossano spillette gialle come questa:

"ask me about earning a FREE night's stay"

Nicole è stata molto gentile a farsi fotografare, anche se per convincerla ho dovuto spiegarle perchè ne sentivo la necessità :) Appena ho visto il badge mi è venuto in mente che non sarebbe male dotarci anche noi, in museo, di spille come questa, che dicano qualcosa come "Vuoi fare una passeggiate nelle stanze della Madama reale? Chiedimi!". Nicole è rimasta un pochino perplessa, ma per fortuna ha acconsentito a farsi immortalare!

- MUSEUMNEXT -giorno 1-
La prima a prendere la parola è stata Shelley Bernstein. Avevo già avuto la fortuna di assistere ad una sua conferenza e a una lezione, organizzata da Fitzcarraldo per DNAItalia, l'anno scorso. Shelley è a capo del dipartimento dedicato ai web e nuovi media del Brooklyn Museum, un museo notoriamente all'avanguardia in questo campo: per rendersene conto basta visitare il sito web e leggere il blog dello staff, dove vengono raccontati i progetti in corso. Shelley ha cominciato con una piccola premessa sui cambianti che il museo ha subito nel tempo, evidenziando i concetti chiave che ne sono stati motore e conseguenza:
- RETHINK ISSUE OF DIVERSITY
Il ripensamento della tema della “ diversità” ha portato cambiamenti profondi nel museo, a partire dalla struttura fisica, con la creazione del nuovo spazio di ingresso. I cambiamenti sono stati inevitabili anche nelle acquisizioni, nella cura delle collezioni, nelle mostre.

FOSTER VISITOR VOICE
Incoraggiare la voce dei visitatori significa dare ad essa un posto di rilievo all’interno dello spazio fisico del museo, oltre che sul web

TAKE VISITORS WITH US and OWN SOCIAL AT HOME
Mettere le collezioni online, favorire la folksonomia, usare i tag…sono tutti strumenti che coinvolgono le persone anche nelle fasi pre-visita e post visita. Permettere i commenti online, accettando anche le critiche, può aiutarti a correggere gli errori.



INTERCONNECT WEB AND GALLERY
Tenere connessi i progetti espositivi e il web, mettendo -per esempio- postazioni multimediali (ultimamente al B.M. usano gli Ipad) lungo il percorso

Shelley è poi passata a parlare di due case-studies esemplari: uno, Click!, del 2008. L'altro, Split Second, tutt'ora in corso.
La mostra Click! fu un ambizioso progetto di crowdsourcing e traeva infatti ispirazione dal libro The wisdom of crowds di James Surowicki. Il B.M. invitava la comunità locale a partecipare con le proprie fotografie ad una mostra sui cambiamenti che stava vivendo Brooklyn



La risposta del pubblico fu enorme. La gente, soprattutto le comunità locali, si sentivano più coinvolte, perchè loro stessi creavano lo show. Per il pubblico si trattava di un’esperienza realmente personale, era una vera gioia per i partecipanti prendere parte alla mostra, promuoverla con i proprio amici/cari, visitarla, viverla, votare le immagini in gara. Allo stesso tempo il progetto era l’occasione per riflettere sulla diversità e sugli spazi della propria comunità, la stessa comunità che era inevitabilmente molto interessata alla materia.

La promozione dell'evento, in un'epoca in cui facebook non esisteva (Shelley l'ha definita il wild wild west del web) è stata affidata ad uno strumento "ormai obsoleto, che non usiamo più": ovvero, le freecard. Anche su questo abbiamo parecchio da meditare :)

Il secondo progetto, Split second, è un interessantissimo esperimento sulla percezione delle opere d'arte da parte del pubblico. Partendo dal fatto che mediamente un visitatore rimane circa 6 secondi (proprio così!) davanti ad un'opera e che spesso, entrando nella sala, decide istintivamente, senza pensare, verso quale opera rivolegere i propri 6 secondi di attenzione, Split second ripropone questa esperienza sul web, obbligando i partecipanti a dare valutazioni sulla collezione di dipinti indiani del museo (tra poco in mostra) in pochi secondi. La cosa interessante dell'esperimento è che, messi di fronte all'evidenza dei 6 secondi, ci sentiamo frustrati e ci sembrano pochissimi; ma ieri sera, passeggiando per il National Museum of Scotland, mi sono improvvisamente resa conto che sei secondi era forse il massimo tempo che dedicavo ad ogni singolo dipinto della galleria. Insomma, uno studio molto interessante sulla percezione. Presto i risultati de progetto saranno online, ne parleremo ancora! Nel frattempo, se come me siete curiosi di saperne di più, un altro libro è stato citato per questo progetto: Blink di Malcom Gladwell.

A presto con la seconda parte della mia esperienza a edimburgo: gli altri interventi della conferenza e, nella terza parte, i musei cittadini.

La presentazione di Jasper è piena di spunti interessanti; nella pausa caffè ho avuto modo di fare due chiacchere con lui, gli ho chiesto, in particolare, qualche informazione in più sul metodo di lavoro nella costruzione dei progetti e oggi Jasper ha scritto un prezioso post proprio su questo. In breve, i concetti-chiave della sua presentazione:GO TO WHERE THEY ARE

Come musei che raccontano storie e danno informazioni, sul web abbiamo competitor giganteschi: google, wikipedia (slide con immagini giganti, molto divertente). Allora, intanto dobbiamo imparare a rilasciare sui nostri materiali le licenze creative commons, in modo da permettere alle persone di usare le nostre “cose”. Ma dove sono le persone? Jasper fa l’esempio di un utente che cerca informazioni su una canzone storica. Va su google, trova il link a wikipedia, poi magari arriva su europeana, e di link in link arriva alla fine, forse, a trovare la scansione originale della partitura. Come facciamo a essere noi la colla che tiene unite tutte queste informazioni raccontando un'unica storia?
SPECIFICALLY TARGET YOUR POTENTIAL AUDIENCE
Scoprire gli interessi del pubblico ed andare ad essi incontro
ASK THE RIGH QUESTION
Il National museum ha creato macchine automatiche per la vendita di gadget, su esempio di quelle che si trovano ovunque, ad Amsterdam, per comprare cibo. All’inizio solo il 2% degli utenti coprava oggetti dalle macchinette: è stato necessario trovare la domanda giusta per farli interagire con queste macchine: quali oggetti preferiscono, quali oggetti vorrebbero messi in vendita. I visitatori sono stati allora invitati a votare i loro oggetti preferiti, a suggerirne di nuovi da mettere in vendita.
THINK BEYOND TEXT
Il picco dell’uso del sito si ha quando un evento è in corso. Tuttavia il picco decresce assai meno quando si fa si che il sito viva anche sui social: il sito non sopravviverebbe solo con le “parole”, mentre arricchito di immagini, video, foto…permette esperienze multisensoriali che invitano il pubblico a tornare a visitarlo, a visitarlo anche dopo gli eventi. Lo staff crea un piano editoriale per l’evento rispetto ai social (di questo si parla del post linkato sopra): il gruppo del web e media incontra lo staff scientifico da subito, e da subito si progetta insieme. Lo staff web elabora poi il piano e ogni mese c’è un meeting di aggiornamento con l'intero gruppo sui risultati. Il piano è solitamente trimestrale con l’analisi dei risultati sui diversi social.PUT FOCUS ONLINE Questo deve valere per tutta organizzazione che deve comprendere e vedere l’utilità del web nei progetti del museo.

JIM RICHARDSON - SUMO DESIGN

@SumoJim

MuseumNext

Jim e il team di Sumo sono i fantastici organizzatori di MuseumNext che, a proposito, l'anno prossimo si svolgerà a Barcellona!
Punti chiave della presentazione: Nonostante nei musei orami usiamo abitualmente i social media, ricadiamo ancora troppo spesso negli old habits. Per esempio usiamo twitter non per coinvolgere le persone, ma solo per TALKING A LOT.
I 7 PASSI DEI SOCIAL MEDIA

1. tenetevi in contatto con i vostri fan, seguiteli su twitter, diventate loro amici, scoprite i loro interessi parlando anche di voi stessi; sfruttate la cross promotion usando gli hashtags come #askacurator o #museumpics

2. rendete i vostri contenuti facili da condividere Mettendo un bottone “like” e non solo “facebook” sul sito, il traffico aumenta del 1000% Usate i creative commons sulle vostre foto

3. incoraggiate le recensioni
La Tate manda un mail a tutti i members che visitano le mostre chiedendo loro di andare poi sulla pagina facebook del museo e scrivere una recensione. Il Moma ha un progetto di condivisione di commenti "dal vero" fatti dal pubblico (I went to moma and…) Ad una recente mostra un pannello twitter mostrava in diretta i tweet relativi all’esposizione

4. allow photos - permetti al pubblico di fare foto

5. take in a lodger
Ci sono progetti di “coabitazione” di visitatori nel museo: al museo science and industry di chicago una blogger è stata invitata a vivere 1 mese in museo: tratta i blogger come delle rockstar! (su questo ho qualche idea, ma...per ora la tengo per me, rimanete sintonizzati :))

LYNDA KELLY
Manager web and audience research
Australian Museum, Sidney @lyndakelly61
www.museum3.org

Il museo opera all’interno di 3 sfere:
FISICO - ONLINE - MOBILE
Il mobile cambierà veramente il modo di lavorare nei musei
Suggerimenti di lettura:
- The mobile museum, Burnette et al, Tallon and froes 2011
- “GENERATION C: the Connected, collective consumers. I SHARE BEFORE I AM”, Nielsen 2011
- Horizon Report 2011
what people is doing online:
mobile/social media
augmented realuty/location based services
gesture-based computing/semantic web

CHANGING AUDIENCE+CHANGING WORLD=CHANGING EXPECTATIONS AND RELATIONSHIPS
Le persone vogliono andare più a fondo nel proprio rapporto con il museo.
Cosa vuol dire questo per le ricerche sul pubblico?
Dobbiamo cambiare il nostro metodo classico di studiare il pubblico. Ci sono 3 possibili modalità:
consultation model (focus group)
classical survey
user-generated model (discussioni sui social)
Per esempio con twitter il visitatore deve concentrare la propria esperienza in 140 caratteri, usando la propria creatività per esprimere un concetto chiave in pochissime battute e concentrare il cuore della sua esperienza

Progetto con una guest blogger che faceva interviste e video e di nuovo questo concetto: TRATTARE I BLOGGER COME DELLE ROCKSTAR! crf. il progetto Cut the carbon

Lo scopo è di interconnettere le 3 sfere di azione del museo. Esempi: il famoso caso di mr blobby; al momento stanno sperimentando un sistema di news in museo con microblogging e videocamera.

Il suo sogno è unire le vetrine storiche con il web (blog), il mobile e la realtà aumentata. E come non comprenderla :)

STEVE BRIDGE
Curating your connection (foundraising)
Le persone donano come diretta conseguenza del loro coinvolgimento: per questo le strategie partecipative non possono essere delegate solo ai mediatori
Il 5% delle donazioni avviene online, ma questa quota sta crescendo annualmente in modo molto veloce. Non è sufficiente avere solo i social media, occorre avere una strategia ad ampio raggio, dobbiamo diventare una SOCIAL ORGANISATION, esibire OGGETTI SOCIALI: “technologies are the campfire around wich we tell our stories” Laurie Anderson(RACCONTARE STORIE: lo stesso concetto sottolineato da JASPER VISSER)
Grow bigger ears, ascolta ancora di più il tuo pubblico. Il Thames media Staff incontra periodicamente il pubblico in un pub e il risultato sono tweet entusiastici e con contenuti che i curatori da soli non potrebbero generare .
CONNECT EMPLOYEES TO SUPPORTERS, SOCIALIZE THE STAFF, incoraggia lo staff a parlare in pubblico , socializzali senza generare il caos.

Dobbiamo passare dal concetto di
OUR USER, SUPPORTERS
al concetto di
OUR PEOPLE.
I SOCIAL media riguardano un coinvolgimento a lungo termine, non si può entrare e uscire.
Per questo c’è bisogno che molte persone nell’organizzazione ne facciano parte, prendano parte attiva nella conversazione

Infine, quando viviamo esperienza toccanti, emozionanti, indimenticabili, vogliamo tenerle per sempre con noi ma anche immediatamente condividerle: permettere questo migliora l’esperienza; esempio ne è l’enorme successo dell’app. per iphone instagram, che sostanzialmente fa solo foto, ma permette la condivisione delle emozioni. LO STAFF DEVE SVILUPPARE L’ABILITA’ DI FARE LO STESSO, condividendo la propria esperienza.

RICHMOND MINTZ, BLUE STATE DIGITAL

@richmintz
Questa è, credo, la mia presentazione preferita in assoluto. I concetti, espressi chiaramente e in modo diretto, anche se lontani dalla nostra realtà museale e conditi anche con un po' di sano cinismo, sono stati per me di grande ispirazione. Quindi mi perdonerete se vado un po' lunga...

Rich racconta, per cominciare, un’esperienza appena vissuta al National History Museum of London. Un suo amico gli dà appuntamento in un posto preciso nel museo, e nel dubbio lui twetta chiedendo conferma al suo amico di essere nel posto giusto, postando una foto della hall e usando anche il @museo. Il museo ha risposto immediatamente, dando conferma che si, era nel posto giusto, e augurandogli una buona visita con il suo amico.

Quali sono i punti di forza di questa esperienza?

-immediata
-inaspettata
-superiore alle mie aspettative
-divertente
-memorabile

La domanda è: come convincere le persone a donare?
Per esempio condividendo anedotti. Lo storytelling è la chiave! (vedi jasper visser e steve bridger)

Esempio: campagna online di Obama del 2008:

un video social powered, le persone avevano la sensazione di partecipare a qualcosa più grande di loro.
Quasi il 70% dei fondi della campagna obama sono stati raccolti online; la maggior parte dei donatori aveva più di 45 anni e la maggior parte ha donato più di 2 volte. Il successo della campagna è dovuto al fatto che è stata amichevole, ha costruito tra gli elettori en obama un rapporto friend-to-friend
LOWER BARRIES AND RAISE LEVEL OF EXPECTACTION (ad esempio usando anche il sense of humor)
5 PASSI:
1. BUILD LIST SISTEMATICALLY
Le persone hanno bisogno di ricevere dei recall, di sentirsi seguite. Fare costantemente piccole promesse che poi vengono mantenute. La newsletter non deve essere asettica e anonima, ma orientata all’obiettivo per cui chiediamo la partecipazione del pubblico; deve essere seguita anche dai curatori che possono firmarla come chiunque la segue deve fare; inserire un solo link per newsletter.
2. ENGAGE DON’T JUST PUBLISH
Le regole del successo di un coinvolgimento forte e condiviso sono tre:
-URGENCY (ad esempio per i disastri naturali la risposta è massiva e immediata)
-TIMELINESS
-RELEVANCE
3. ARM YOUR USERS WITH TOOLS
Date alle persone uno scopo e un percorso chiaro
4. CREATE OFFLINE EVENTS
5. SYNDACATE ENERGY EVERYWHERE
Non possiamo decidere a priori chi sarà il nostro donor
AUTENTICITA’ DEL MESSAGGIO+EMPOWERMET = ENERGY
L’autenticità del messaggio è la chiave del successo.
Sii chi sei e non vergognarti di esserlo: sei un grande museo? Buon per te. Sei un piccolo museo? Buon per te! Se sarai a tuo agio con la tua identità, le persone se ne accorgeranno e lo apprezzeranno.
Se il tuo messaggio non arriva alle persone in 5 secondi, hai fallito. Se il destinatario non capisce in 5 secondi cosa il tuo messaggio ha a che fare con lui, hai fallito.
ALTRO ESEMPIO: NOT IN MY NAME CAMPAIGN

Alcuni super fan appaiono nel video e questo ha spinto milioni di persone a partecipare.
Altro esempio: It gets better : campagna di supporto per i giovani omosessuali

Questi due esempio dimostrano chiaramente che abbassare le barriere di ingresso nei progetti, trovare un posto per ciascuno, sono la chiave del successo: rendono più facile unirsi al progetto, aiutano le persone a contribuire in modo personale. Anche se contribuiscono con poco, è importante dare a tutti la stessa importanza: cfr. DINNER WITH BARACK campaign.“TUTTI” VUOL DIRE TUTTI!! Non scartate nessuno a priori perché non potete sapere chi sarà il vostro big donor cfr. TATE
Il successo di questa campagna dipende non dal fatto che si tratta di un'idea creativa, di supporto al museo, di coinvolgimento del pubblico. E' importante, rilevante ed emozionante, e questo è il suo valore aggiunto.
Se siete arrivati a leggere fin qui, allora saprete tener duro per le ultime due presentazioni :)

NORA SEMEL E FRANCESCA MERLINO
Guggenheim


Le due giovanissime speaker presentano il progetto Youtube Play. Ma quando hanno detto che il loro museo ha fondi molto scarsi e che questo è stato un progetto low-budget, sinceramente ho smesso di prendere appunti, anche perchè proprio in questi giorni sto leggendo Museo S.p.A. Di Paul Werner, per i tipi di Johan & Levi editore...

MARTIN BARDEN – TATE @tyrannosaurusx
Head of Membership & Ticketing Services
Martin Barden si occupa alla Tate Gallery della membership e della vendita dei biglietti. Tate Members è stato fondato nel 1958. I membri del museo hanno contribuito all'acquisto di più di 400 opere, finanziato il 10% circa delle attività del museo.
A livello di staff, la vendita dei biglietti e la cura del gruppo dei Members sono seguiti dallo stesso gruppo: questo perchè ogni visitatore è un membro potenziale. (ricordate: quando diciamo “tutti”, diciamo TUTTI!)


Dal 2007 è stata sviluppata la memebers brand identity;
ad ogni nuovo membro viene data una fantastica scatolina, disegnata da un artista, che contiene la tessera, un badge, cartoline, steakers, segnalibri...questo per rendere più fisicamente tangibile l'appartenenza al gruppo dei members.
Nel 2009 la Tate ha perso il 4% dei propri membri; il museo ha dunque immediatamente commissionato uno studio di audience research per capire come mai c'è stata questa flessione e come recuperare (questa è una costante dei grandi progetti presentati a MusemNext: prima, durante e dopo c'è sempre un'approfondita ricerca sul pubblico e sui suoi bisogni).
Quello che hanno scoperto è che lamaggior parte di coloro che non rinnovavano la membership, sostanzialemnte non ne capivano la necessità: coloro, per esempio, che avevano comprato la scatolina perchè bella in sé; o coloro che l'avevavo ricevuta come regalo di Natale.
In base a questi dati la Tate ha agito sui due fronti: abbandonando “quelli che si sono sbagliati”, una quota fisiologica; e puntando invece sul gruppo con affezione medio- bassa e alta. Questi ultimi ora ricevono costantemente mail molto personali, che valorizzino il loro sostegno al museo: per esempio, il già citato caso delle recensioni alle mostre. Quando un membro si reca in museo, la sua tessera viene scansionata e il giorno dopo il visitatore riceve una mail che chiede di raccontare al museo le proprie impressioni sulla mostra.



Geniale, no?