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Roberto Sambonet designer, grafico, artista

  • Mostra
  • 8 Aprile 2008 - 6 Luglio 2008

La mostra che si apre a Palazzo Madama fa parte del programma di Torino World Design Capital ed è un racconto aperto, fatto di relazioni e dialoghi, alla scoperta della personalità complessa e affascinante di un grande artista e designer qual è stato Roberto Sambonet.

 

Pur avendo preso parte da protagonista a quasi tutte le situazioni più rappresentative della cultura del progetto industriale, Sambonet sfugge al consueto profilo del designer italiano: non è architetto e rivendica fortemente identità e formazione da artista. Immerso da sempre nell'atmosfera della fabbrica, scopre il suo talento progettuale fuori dell'azienda di famiglia, durante una lunga permanenza in Brasile, ed elabora il proprio universo formale lontano dalla cultura figurativa dello spazio domestico, a partire da una metodica analisi strutturale della realtà, sganciandosi così da ogni remora banalmente funzionalista.  

La mostra curata da Enrico Morteo mira (grazie a un'ampia selezione di opere in gran parte provenienti dall'archivio personale del maestro custodito dalla famiglia e da collezioni private) a dare il senso del percorso compiuto da Sambonet: le sue esperienze, i modelli di comportamento e i riferimenti culturali che hanno animato questa sua analisi della realtà. Il disegno, la pittura, la grafica e il design non sono altro che i diversi modi in cui egli reinterpreta ciò che vede e percepisce: posti sullo stesso piano nella sua sperimentazione hanno una loro autonomia artistica e nel contempo fanno tutti parte di un unico processo creativo e di uno stesso progetto.

La prima sezione della mostra "Altri mondi: gli incontri, i viaggi, le collezioni" ci introduce a questa visione, avvicinandoci allo sguardo di Sambonet e alla sua sensibilità.

Un aspetto importante della ricerca e della vita di questo artista sono i viaggi: la scoperta dei luoghi si accompagna alla scoperta di culture e tradizioni differenti, è un'esperienza di cui egli lascia tracce attraverso disegni e dipinti, scritti, riflessioni. Dalla Svezia alla Cina, dalla Francia alla Thailandia, dalla Grecia al Messico, al Perù, all'India, Sambonet gira il mondo, accumula ricordi e oggetti: raccoglie bastoni da passeggio, cappelli, maschere, sassi. Particolarmente importanti sono i suoi primi soggiorni brasiliani, tra il 1948 e il 1953. Qui la sua ricerca pittorica si apre a nuovi interessi, a nuove curiosità. Sambonet si avvicina alla cultura india: ne studia le tecniche di tessitura, le produzioni di oggetti in paglia, le architetture, senza mai trascurare di registrare con il disegno i luoghi, i paesaggi, la natura in cui queste culture vivono e di cui sono parte. Di rientro a San Paolo dirige un corso di grafica e uno di stampa per tessuti e ne disegna lui stesso.
Nel 1952, ottenuto il permesso di visitare i reparti di un ospedale psichiatrico, Sambonet conduce una sua personale ricognizione nei terreni della malattia mentale. I volti che disegna nel manicomio di Juquerì, poi raccolti nel volume Della Pazzia (Milano 1977), sono un viaggio di umana partecipazione, uno scavo nelle pieghe della malattia e della sofferenza. Si apre infine una rassegna dedicata al ritratto, un genere che accompagnò l'intera vita di Sambonet. Veloci caricature in punta di penna, acquerelli di studio, veri e propri ritratti ad olio: tutti capaci di andare al di là del volto e mostrare pensieri, emozioni, sentimenti.

La seconda sezione della mostra "L'avventura del fare: l'itinerario del progetto" è dedicata al processo creativo e produttivo, dove è chiaro che l'osservazione analitica della realtà si traduce ora in disegni e dipinti, ora in oggetti, e che i disegni spesso sono comunque momenti aurorali della progettazione di alcuni pezzi di design, senza stacchi o cesure. Ci sono delle tematiche ricorrenti nella ricerca dell'artista: la luce, il mare, la natura.

Studia la luce nelle sue rifrazioni, nelle leggi fisiche che la regolano, e il mare: lo smonta, osservandone i movimenti, la sequenzialità delle onde, il loro ritmo, le forme geometriche che l'acqua disegna. Forme latenti che egli fa riemergere nei tantissimi disegni, negli acquarelli, nella grafica - anello di congiunzione tra l'artista e il designer - e poi negli oggetti. Così come fa con le conchiglie, i pesci, i paesaggi, le costruzioni e le architetture umane. Allora non è azzardato affiancare alle chine che analizzano le geometrie dei riflessi sul mare, i triangoli in acciaio che Sambonet progetta per l'azienda di famiglia (1966) o quelli in cristallo disegnati per Baccarat nel 1971: perché l'idea, la memoria di partenza è la medesima; non sono i disegni strettamente correlati all'oggetto, pensati in funzione del prodotto, ma sono parte del processo interpretativo della realtà.

Nella dimensione del progetto tutto trova un nuovo significato: l'antico e il moderno, Rinascimento e Bauhaus, Alvar Aalto e la foresta tropicale. Per Sambonet nulla è mera citazione, ma diventa materiale con cui costruire una nuova realtà. Del resto egli era solito affermare che dentro la natura si possono trovare i modelli e le soluzioni del design e che il suo progettare un "sistema da tavola" per la Ginori era come progettare un quartiere, fare architettura. Così, parlando della sua Pesciera (1957), forse il suo progetto più celebre, esposta nei musei di tutto il mondo, egli affermava: " la pesciera nasce dallo studio della natura, non come imitazione ma come esempio per andare oltre". Una esplorazione avventurosa, ma anche esempio di quel "rigore addolcito" della "buona forma" nel quale Gillo Dorfles riconosce il suo vero segreto.

Si ringrazia per il contributo: Sambonet Paderno Industrie

Progetto e allestimento: Franco Origoni e Anna Steiner Architetti Associati, Milano

Catalogo: Officina Libraria, Milano

Audioguide: Antennaudio

Fuori orario: il Museo organizza cene a tema con visita alla mostra dalle ore 20 alle 23. Per informazioni e menu consultare questa pagina o telefonare al numero 011.4429922


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