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1298 - La posizione esterna all'abitato

Nei documenti della fine del XIII secolo, dove troviamo citato il "castrum porta Fibellone", il potere signorile è ormai identificato con il Castello di Torino, sebbene questo occupi una collocazione al margine dell'abitato verso via Po.
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1297 - Il castello è sede militare e diplomatica

Il principe Filippo I elesse Pinerolo a residenza privilegiata per la corte d'Acaia e preferisce usare il castello di Torino come sede militare e diplomatica piuttosto che come residenza di carattere cortese. I documenti ricordano, per esempio, la preparazione di una spedizione in val San Martino: il principe sostiene la politica espansionistica dello zio Amedeo V e mette a disposizione l'edificio fortificato come punto d'incontro con i nobili piemontesi.
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1290-99 - I primi documenti del castello

I lavori di manutenzione documentati dai resoconti del funzionario Fredericus de Loyra attestano l'esistenza di una struttura di difesa, "castrum", inglobata nella porta romana. Ne fa già menzione un decennio prima anche il trattato di cessione della città che il marchese Guglielmo di Monferrato è costretto a stipulare con Tommaso di Savoia, nel 1280.
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1225-60 - La formazione del castello e la Porta Fibellona

Nel medioevo la porta romana subisce la sua prima radicale metamorfosi e da soglia diviene difesa della città. Vengono chiusi gli archi romani ed eretto un fortilizio a ridosso delle torri. Porta Fibellona è il nome dato al nuovo passaggio tra città e campagna, aperto nelle mura antiche accanto alla torre meridionale e tuttora parzialmente visibile all'interno del Palazzo, lungo la scala che porta al piano fossato. Si tratta dell'unica porta medievale di Torino sopravvissuta agli ampliamenti della città: il suo arco a tutto sesto imita il modello romano, inserendosi in un generale fenomeno di rinascita e di riutilizzo dell'antico.
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1120-30 - Il mosaico di Acqui

Nel piano fossato del museo è esposta una delle più interessanti realizzazioni musive del Piemonte. Legata alla committenza del vescovo Azzone, l'opera è stata ritrovata nel 1854, durante i lavori per la nuova pavimentazione di Santa Maria di Acqui, e datata tra il secondo e terzo decennio del XII secolo. Nell'iscrizione si ricorda il grande vescovo Guido (Widone), grazie al cui stimolo la cattedrale fu costruita all'inizio dell'anno Mille. Attualmente i resti del mosaico sono costituiti da tredici frammenti con tasselli in marmo bianco e nero posati sulla originale malta rosata. I pannelli rappresentano episodi ancora di difficile identificazione.
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XII secolo - "Arnaldus" ed il "Maestro di Rivalta Torinese"

L'attività degli artisti attivi nel Piemonte del XII secolo è documentata dalle opere esposte al piano fossato del museo. Tra questi "Arnaldus", che firma un frammento proveniente da Oulx in Valle di Susa, e l'anonimo "Maestro di Rivalta Torinese", ingaggiato anche alla Sacra di San Michele e presente in esposizione con due capitelli figurati. La predilezione degli scultori romanici per le scene figurate si esprime in opere con funzione diversa, come le lunette dei portali, i fonti battesimali, le acquasantiere, i rilievi destinati ai luoghi di culto: diversi esempi di queste produzioni possono essere apprezzate lungo il percorso all'interno del Lapidario Medievale.
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XII secolo - I capitelli di Sant'Orso

Tra le invenzioni più significative della civiltà del Romanico, i capitelli istoriati traspongono nell'architettura delle chiese e dei monasteri, insieme alle pitture, alle vetrate e ai mosaici, i grandi temi narrativi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Ne sono un chiaro esempio quelli provenienti dal chiostro della colleggiata di Sant'Orso di Aosta, testimonianze di gran rilevo della storia dell'arte sacra medievale e tra i pezzi più preziosi del Lapidario del Museo Civico.
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IX-XI secolo - L'alto medioevo e la prima età comunale

Delle vicende costruttive del Palazzo in epoca altomedievale mancano segni chiaramente leggibili, ma sappiamo che alla fine dell'XI secolo, in età già comunale, presso la porta ripresero le funzioni di controllo e fiscali e che all'esterno delle mura si rende necessario costruire dei baraccamenti. Testimonianze di questo periodo storico si trovano oggi rese negli ambienti interrati del Museo, un tempo adibiti a magazzino: un nucleo di sculture provenienti dal territorio piemontese e ad una serie di frammenti, che documentano l'arredo dell'antica chiesa di San Salvatore, edificio esistente nel sito dell'attuale Duomo di Torino.

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V-X secolo - Il decadimento con la fine dell'impero d'Occidente

Palazzo Madama si offre al nostro sguardo come un avvincente libro di storia, non privo di pagine ignote. Dalla fine dell'impero d'Occidente al nuovo millennio mancano notizie della porta; gli scavi eseguiti confermano il sospetto di un decadimento delle strutture e degli edifici del corpo di guardia non restano quasi tracce, sicuramente distrutte dai lavori settecenteschi di fondazione dell'attuale facciata, che si spinsero a profondità molto maggiore del livello romano.
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I secolo d.C - Il milite ignoto

Tra i resti romani riscoperti da Alfredo d'Andrade durante la campagna di scavi ottocenteschi, che riportò alla luce le fondazioni della porta ed alcuni rilievi in marmo con scene militari, venne rivenuto anche il coronamento di un cippo sepolcrale, oggi in Museo. L'ignoto soldato romano, per il quale è stato scolpito, ha voluto rappresentata nel timpano la "lupa romana", ricordo della patria lontana lasciata per muovere alla conquista dell'Impero.
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I secolo d.C - Le origini

La storia dell'edificio al centro di piazza Castello comincia in età romana. Sulle fondamenta dell'odierno palazzo si apriva uno degli antichi accessi alla città di Augusta Taurinorum: si tratta della porta orientale, formata da due torri di sedici lati, che incorniciavano quattro ingressi ad arco, due centrali per i carri e due laterali per i pedoni. Le sue dimensioni e la sua forma erano simili a quelle della Porta Palatina a nord della città. Avviandosi verso la Libreria e l'uscita, i visitatori del museo passano attraverso i resti ancora visibili del muro romano.


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