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Ascia
Anteriore al 1951
ferro, rame e legno
400/AR
Altezza: 15 cm Lama, Lunghezza: 48 cm
Ascia
manifattura di Meissen
Ascia da parata.
Ascia da parata composta da una lama in ferro fissata a un manico di legno. La lama è semplice e con tagliente lunato. Il manico ligneo presenta due motivi decorativi. Il primo è composto da dodici impressioni circolari in prossimità della base, il secondo da un’incisione a linee parallele e incrociate situate in prossimità della lama. Il manico è ulteriormente ornato da sottili filamenti di rame avvolti lungo tutta la lunghezza e da borchie metalliche disposte in maniera irregolare sulla sommità.



L’oggetto è di produzione Songye, gruppo che vive in un vasto territorio compreso tra i fiumi Sankuru, Lubilash e Lulaba nell’odierna Repubblica Democratica del Congo. Storicamente i Songye hanno intrattenuto relazioni con popolazioni vicine situate in territori adiacenti: i Tetela (nord), i Luba (est, sud-est) e i Kuba (nord-est). Beni dalle fogge e dimensioni simili sono stati realizzati anche in contesto Luba. I regni Luba e Songye sono, infatti, stati per lungo tempo culturalmente vicini. Le influenze culturali, gli scambi e le relazioni sono stati talvolta conflittuali.



Il bene in esame non rientra nella categoria degli oggetti di lavoro o di attacco, ma può essere considerato come un’arma da parata sfoggiata dagli uomini in occasione di eventi pubblici come simbolo di prestigio e di status. Tali asce, infatti, venivano indossate da uomini di rilievo politico, ma anche da specialisti del sacro, membri di società segrete e altri personaggi pubblici che le portavano nel corso di occasioni speciali appoggiate alla spalla sinistra. Queste armi potevano presentare elementi decorativi come borchie, rivestimenti in pelle, forme antropomorfe incise e scolpite o fili metallici avvolti intorno al manico inseriti per enfatizzare il loro valore di beni di lusso. Gli elementi decorativi mostravano, inoltre, l’abilità del fabbro, figura estremamente rispettata nel contesto Songye, valorizzata per le sue conoscenze pratiche e associata a un potere politico-spirituale. Utilizzando tecniche di forgiatura a caldo e a freddo, i fabbri Songye erano in grado di creare manufatti estremamente complessi.



I Songye hanno una lunga tradizione metallurgica favorita dalla grande disponibilità di giacimenti di ferro nelle montagne del loro territorio. Il ferro veniva estratto e fuso in buche a forma di imbuto scavate nella sabbia e, successivamente, lavorato. Questo processo serviva a realizzare armi e utensili d’uso comune. Tra il XIX e il XX secolo il ferro e altre materie prime locali sono state sostituite gradualmente da risorse di importazione europea.



Il bene appartiene al corpus di 185 oggetti donati al Museo da Tiziano Veggia (1893-1957). Veggia lavorò come ingegnere nel Congo Belga per la Compagnie du Chemin de Fer Bas Congo-Katanga (1919-1936) e per l’Otraco (1936-1951), affiancando alla sua attività lavorativa la pratica del collezionismo. Nel maggio 1955 donò la sua collezione al Museo Civico di Torino.
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