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Ascia
Anteriore al 1951
ferro, legno, pelle e fibra vegetale
398/AR
Altezza: 23,3 cm lama, Lunghezza: 37,8 cm, Larghezza: 27 cm
Ascia (kilonda)
Capodimonte
Ascia da parata
Ascia da parata composta da una lama in ferro e da un manico in legno ricoperto di pelle di rettile ricucita. La lama è saldata all’impugnatura tramite tre barre di ferro, due laterali leggermente ricurve e una centrale, collegate a un ampio tagliente convesso dalle punte sporgenti. L’oggetto è ornato da otto motivi cefalomorfi disposti a due a due sulle barre di ferro; sei sul primo lato, due sul secondo. Il tagliente presenta su entrambi i lati un motivo decorativo composto da una linea e tre simboli geometrici realizzati tramite punzonatura. Il manico, svasato nella parte inferiore, bombato in quella superiore, è rivestito da pelle di rettile.



Questa ascia cerimoniale è di produzione Songye, gruppo che vive in un vasto territorio compreso tra i fiumi Sankuru, Lubilash e Lulaba nell’odierna Repubblica Democratica del Congo. Tale arma viene chiamata anche kilonda, kasuyu (Sothersby’s, 2004: 164) o nzappa zap. Quest’ultimo nome (indicato anche come “Zappo zap”) è un termine caduto in disuso utilizzato per indicare il sottogruppo Songye degli Nsapo che aveva una fiorente industria di lavorazione del ferro e del rame e che realizzava questo genere di asce.

La presenza di un rivestimento in pelle e di una lama centrale con due ampi occhielli laterali rende tale oggetto non funzionale al suo utilizzo, quanto piuttosto un bene di lusso simbolo di potere che poteva assumere forme estremamente elaborate. L’oggetto era destinato a figure di alto rango. Esso, infatti, veniva indossata da uomini di rilievo politico, ma anche da specialisti del sacro, membri di società segrete e altri personaggi pubblici che la portavano nel corso di occasioni speciali appoggiata alla spalla sinistra.





Manufatti analoghi presenti in altre collezioni mondiali possono presentare ulteriori lavorazioni. La presenza di forme antropomorfe incise o scolpite è frequente. In alcuni casi, i volti umani sono parzialmente delineati attraverso incisioni sulla lama, in altri, le figure antropomorfe assumono forme più complete. Il manico stesso si può trasformare in una scultura lignea che raffigura una persona a figura intera, mentre la lama diventa simbolicamente la lingua. Per questioni di somiglianza, questi volti incisi potrebbero essere anche rappresentazioni in miniatura delle maschere indossate dai membri della società Kifwebe. Questa società segreta maschile aveva il compito di controllare il comportamento sociale ed era strettamente legata alle manifestazioni del potere dei capi. La presenza di rappresentazioni di maschere kifwebe sulle armi indicava il controllo esercitato dai capi sull’associazione e, viceversa, il loro sostegno al potere politico.



Gli elementi decorativi venivano inseriti per dimostrare l’abilità del fabbro, figura estremamente rispettata nel contesto Songye, valorizzata per le sue conoscenze pratiche e associata a un potere politico-spirituale. Utilizzando tecniche di forgiatura a caldo e a freddo, i fabbri Songye erano in grado di creare manufatti estremamente complessi. Successivamente, la fabbricazione di asce simili calò drasticamente tra il XIX e il XX secolo quando vennero sostituiti da oggetti di importazione europea.



Il bene appartiene al corpus di 185 oggetti donati al Museo da Tiziano Veggia (1893-1957). Veggia lavorò come ingegnere nel Congo Belga per la Compagnie du Chemin de Fer Bas Congo-Katanga (1919-1936) e per l’Otraco (1936-1951), affiancando alla sua attività lavorativa la pratica del collezionismo. Nel maggio 1955 donò la sua collezione al Museo Civico di Torino.
Fava A.S., Africa, America, Oceania. Le collezioni etnologiche del Museo Civico di Torino. Storia delle collezioni etnologiche del Museo Civico di Torino, 1978, p. 44,
Terre Lontane. Arti extraeuropee dal Museo Civico d'Arte Antica, 2002,
Sothersby’s France, Art Africain et Océanien : vol. II, 2004,
Herbert E.W., Beauté Fatale: Armes d'Afrique Centrale, 1994,
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Hersak, Dunja, Masks and figure sculpture of the Songye of Eastern Kasa, 1981