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Ora d’Arte – ULTIMO APPUNTAMENTO PRIMA DELLA PAUSA ESTIVA!

  • Event
  • 12 March 2009 - 12 June 2009
Ingresso gratuito, biglietto € 3,00. Info e prenotazioni: 0114429911

Un appuntamento diverso dal solito, in compagnia di chi cura le collezioni per scoprire un'opera d'arte di Palazzo Madama e i segreti di un grande museo. Non la consueta conferenza frontale, ma un'occasione per vedere le opere da vicino, raccontate da chi se ne occupa per lavoro e per passione.


Calendario:

MARZO
12 Simonetta Castrovo, conservatore.
Lo scrigno di una vita: il cofano del cardinale Guala Bicchieri

Simonetta Castronovo, conservatore del Settore Arti Decorative, racconta la storia del cofano del cardinale Guala Bicchieri e degli smalti prodotti dalle botteghe di Limoges che lo impreziosiscono, un tema che ha studiato fin dagli anni della sua formazione universitaria. Il cofano tornò alla luce nel 1823, murato in una parete del presbiterio della chiesa di Sant'Andrea di Vercelli, e custodiva i resti del fondatore del complesso abbaziale, il cardinale Guala Bicchieri (Vercelli ca. 1150-Roma 1227). Questo oggetto di eccezionale bellezza, acquistato dal Museo nel 2004, faceva parte della collezione di oreficerie, arredi sacri e manoscritti che il cardinale aveva raccolto nel corso dei suoi viaggi nell'Europa settentrionale. Nel tesoro di Guala Bicchieri occupavano un posto di rilievo i manufatti usciti dalle botteghe orafe di Limoges, specializzate nella produzione di smalti champlévés. La decorazione del cofano ne offre un esempio di altissima qualità, che accosta tipologie e motivi ornamentali derivati da modelli romanici ad altri di assoluta novità, resi con un'attenzione naturalistica tipica ormai della sensibilità gotica.

19 Carlotta Margarone, assistente conservatore.
Sulle tracce di un mistero: il sarcofago di Filippo Vagnone

Carlotta Margarone, assistente conservatore per il settore Gotico e Rinascimento, racconta le ricerche e le emozionanti scoperte che negli ultimi due anni hanno fatto luce sul sarcofago dell'umanista piemontese Filippo Vagnone, morto nel 1499.
L'opera, giunta al museo già frammentaria e priva di base e coperchio, è decorata con scene mitologiche tratte dalle Metamorfosi di Ovidio e con la parate delle Muse.
Nelle collezioni dal 1868, il sarcofago è stato oggetto di nuovi studi in occasione della riapertura del museo e del nuovo allestimento di Sala Stemmi. Sia dal punto di vista dell'iconografia che dal punto di vista storico e artistico, le nuove scoperte fanno luce anche su una breve stagione dell'arte in Piemonte, il periodo del primo Rinascimento, che si colloca tra il 1490 e 1420 circa e che guarda alla riscoperta dell'Antico e alla cultura classica, recuperata anche grazie ai ritrovamenti archeologici che in quegli anni si susseguono in tutta la penisola italiana. Durante la visita saranno raccontate le sorprese che, dallo scavo nei documenti alle corrette interpretazioni delle figure mitologiche, hanno portato ad una nuova attribuzione; la visita sarà anche occasione per conoscere le altre opere del percorso del museo legate a questo tema, e le tappe degli studi alla scoperta di un mistero antico 600 anni.

26 Paola Elena Boccalatte
Ferro e Velluto: trafori gotici in Valle d'Aosta

Paola Elena Boccalatte, storica dell'arte torinese, ha conseguito il diploma di perfezionamento alla Scuola Normale Superiore di Pisa con una ricerca dedicata ai ferri battuti dal Medioevo al Rinascimento. Da tempo collabora con il museo.Il 26 marzo presenta al pubblico di Ora d'Arte il raffinato sportello in ferro forgiato, traforato e cesellato che nel Medioevo probabilmente chiudeva il ciborio dell'altare maggiore della cattedrale di Aosta. L'opera, datata tra il 1475 e il 1525, è foderata all'interno con l'originario velluto rosso e costituisce un importante tassello per la ricostruzione della stagione del Gotico flamboyant tra Valle d'Aosta e Savoia., negli oggetti in metallo e nella scultura lignea.
(variazione programma, l'incontro con Enrica Pagella slitta al 2 aprile)

APRILE
2 Enrica Pagella, Direttore
Dalla Cina a Firenze, da Venezia a Torino: i segreti della porcellana

La collezione di ceramiche di Palazzo Madama comprende oggi più di quattromila pezzi: una raccolta tra le principali in Italia, insieme a quelle del Castello Sforzesco a Milano, del Museo delle Ceramiche in Faenza, dei Musei di Capodimonte e Duca di Martina a Napoli, del Museo del Bargello a Firenze. Essa si deve per tanta parte all'intraprendenza di due direttori d'eccezione: Emanuele Tapparelli d'Azeglio (1816-1890) e Vittorio Viale (1891-1977), direttori del Museo Civico rispettivamente dal 1879 al 1890 e dal 1930 al 1965.
La porcellana nacque in Cina durante l'epoca Tang (618-906) ed è il più fine tra i materiali ceramici. Il percorso illustrerà vari esempi della produzione di porcellana in Europa, prendendo le mosse dall'orciuolo mediceo, uno dei primi tentativi di imitazione della porcellana cinese alla corte di Francesco de' Medici intorno al 1570, di cui si conservano oggi soltanto una sessantina pezzi custoditi nei principali musei del mondo.
"Porcellane" erano chiamate nel Medioevo le conchiglie del genere Cyproeae. È al racconto di Marco Polo contenuto nel Milione che si deve l'uso del termine per indicare anche il prezioso e, agli occhi occidentali, misterioso materiale ceramico che per il candore, la durezza e la traslucidità poteva ben ricordare l'aspetto e la consistenza delle conchiglie.
Ma il Museo possiede anche tre grandi animali in porcellana di Meissen già parte della serie realizzata da Johann Gottlieb Kirchner e Johann Joachim Kändler per il Palazzo Giapponese di Augusto il Forte a Dresda.
Il percorso si conclude quindi con le grandi manifatture italiane, rappresentate dalle fabbriche venete Cozzi e Vezzi e da quella piemontese di Vinovo che, utilizzando solo materie prime reperibili in Piemonte, tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento mise a punto la formula per ottenere una porcellana di ottima qualità sia per l'impasto sottile e leggero, sia per la vernice molto brillante.

9 Simone Baiocco, conservatore.
Un vecchio compagno di studi: Gandolfino da Roreto

Il pittore astigiano Gandolfino da Roreto è una delle personalità del Rinascimento piemontese il cui percorso è stato ricostruito in tempi recenti. I documenti che permettono di ricostruire la sua biografia sono piuttosto scarsi: la prima notizia che lo riguarda è legata al polittico firmato e datato 1493, oggi nella Galleria Sabauda di Torino, mentre alcuni documenti notarili relativi a opere destinate alla città di Savigliano lo ricordano ancora attivo intorno al 1518.
Le collezioni di Palazzo Madama custodiscono alcune tavole del pittore, anche grazie a significative acquisizioni degli ultimi decenni. Alcune opere si possono datare ai primi anni del Cinquecento, come le due tavole che raffigurano due coppie di santi e che originariamente facevano parte di un polittico firmato dall'artista; dello stesso periodo è la "Santa Parentela". In questo caso si tratta di una iconografia particolarissima, nota soprattutto in area tedesca e nelle Fiandre, che Gandolfino utilizza in più occasioni: essa ritrae una sorta di famiglia "matriarcale" con al centro Sant'Anna, la Vergine e Gesù Bambino.
Di grande importanza è poi il polittico originariamente nel Duomo di Asti (in Museo fin dal 1933) che il pittore ha realizzato coinvolgendo nella propria bottega un artista forestiero, Pietro Grammorseo, noto per la sua attività piemontese svolta soprattutto a Casale Monferrato.
Simone Baiocco, conservatore delle collezioni di pittura e scultura del Gotico e Rinascimento a Palazzo Madama - Museo Civico d'Arte Antica, si è dedicato a lungo all'artista nel corso dei suoi studi, a partire dalla tesi di laurea; la sua presentazione delle opere potrà dunque evocare lo svolgersi concreto di una ricerca in cui l'esame dei dipinti si coniuga alla ricostruzione del contesto storico e documentario.

16 Paola Ruffino, conservatore.
Vestito a festa: abiti e tessuti inediti in mostra

In occasione della mostra "Feste barocche. Cerimonie e spettacoli alla corte dei Savoia tra Cinque e Settecento", a Palazzo Madama dal 7 aprile al 5 luglio,Maria Paola Ruffino incontra il pubblico per presentare alcuni rari manufatti tessili seicenteschi legati alla vita e al cerimoniale sabaudo. Un giustacuore di raso avorio interamente ricamato a lacci di Savoia (appartenuto a un membro del casato o indossato forse per un balletto di corte?) e un eccezionale parato da muro in velluto nero con trofei guerreschi dorati vengono esposti per la prima volta al pubblico. Sono l'occasione per uno sguardo sul vestire della corte e sulle leggi con cui i duchi lo regolamentarono, nonché sugli usi e gli apparati messi in atto nel XVI-XVII secolo a celebrare la dinastia sabauda.
Maria Paola Ruffino è conservatore della collezione tessile di Palazzo Madama

23 Paola Savio, ufficio didattica.
Tutto d'un soffio: l'arte del vetro a Palazzo Madama

Paola Savio, storica dell'arte che collabora con i servizi educativi di Palazzo Madama, presenta la collezione dei vetri soffiati del Museo. La raccolta comprende oggetti di uso quotidiano, piatti da parata e pezzi di grande eleganza che permettono di esplorare la storia dell'arte vetraria e ripercorrerne le tappe dal V al XIX secolo.
Il racconto ha inizio dalle gocce blu delle lanterne antiche, arriva alla produzione della Murano dei Barovier per poi perdersi negli intrecci a filigrana e illudere l'occhio con false porcellane.
I vetri della collezione riflettono la continua ricerca dei mastri fiolari che in un crescendo di abilità tecnica trasformano fragilità e trasparenze in motivo di stupore.

30 Anna La Ferla, Servizi Educativi
Una stanza tutta per me: la Veranda juvarriana.
La sala creata da Filippo Juvarra insieme allo scalone venne decorata da Domenico Guidobono e rappresenta un compendio di luce e colore. Faceva parte degli appartamenti di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours ed è oggi una sala che si scopre solo conoscendo bene il museo e avventurandosi oltre la Camera di Madama Reale: un percorso che passa dalla leggera penombra del museo alla luce naturale della Veranda Sud. Una sala che dialoga con l'esterno, che subisce i cambi di luce dettati dal tempo e che per questo rappresenta una dei capolavori di Juvarra. I lavori di restauro condotti nel 2005-2006 e l'analisi degli inventari redatti alla morte di Madama Reale hanno inoltre chiarito alcuni importanti aspetti legati agli arredi e alle funzioni di questo spazio eccezionale.

MAGGIO

7 Stefania Capraro, assistente conservatore.
Tutti in scena! Il Teatro Regio di Giovanni Michele Graneri

Il dipinto raffigurante l'interno del Teatro Regio di Torino attribuito a Giovanni Michele Graneri (Torino 1708-1762) ha sempre suscitato un grande interesse dei visitatori del Museo. La dettagliata descrizione del boccascena delimitato da colonne scanalate accoppiate, la volta affrescata da Sebastiano Galeotti, la fossa orchestrale disposta sullo stesso piano della platea, gli orchestrali distribuiti su due file, l'una di fronte all'altra, per potersi vedere reciprocamente e suonare assieme, la sala perfettamente illuminata e la vivacità degli attori e del pubblico, con tanto di guardia armata e garzone con vassoio e bevande, mostrano il progetto del teatro ideato da Filippo Juvarra poi realizzato tra il 1738-1740 da Benedetto Alfieri e l'organizzazione della vita teatrale del Settecento che andrà a modificarsi nell'Ottocento.
Gli ultimi studi hanno riconosciuto nella scena la rappresentazione di Lucio Papiro Dittatore di Ignazio Balbi, con scene dei fratelli Galliari, recitata il 26 dicembre 1752, anno in cui verosimilmente fu realizzato il dipinto. Tra il 1750 e il 1756 Graneri raggiunse l'apice della sua produzione con le vedute delle piazze di Torino. Stefania Capraro è assistente conservatore per le Arti del Barocco di Palazzo Madama
E' possibile scaricare lo screensaver con il dipinto di Graneri animato seguendo questo link.


14 (Variazione programma: l'incontro con Carlotta Margarone slitta al 28 maggio)
Simone Baiocco, conservatore.
Raccontare la Passione: il compianto di Domenico Marzagora
Simone Baiocco illustra il Compianto su Cristo morto, scolpito intorno al 1480 dal Maestro di Santa Maria Maggiore (forse Domenico Merzagora ) e proveniente dalla chiesa dell'Assunta a Santa Maria Maggiore (ora nella provincia del Verbano Cusio Ossola, centro principale della valle Vigezzo). Il gruppo delle otto sculture rappresenta la scena successiva alla deposizione dalla croce, in cui una serie di figure piangono raccolte intorno al Cristo morto. Si tratta di una iconografia piuttosto diffusa nell'Italia padana e nelle valli alpine, che deriva dalla tradizione delle Sacre Rappresentazioni, un genere teatrale di carattere religioso che nacque in Francia intorno all'anno Mille, per spiegare i fatti sacri ai fedeli che non sempre potevano seguire la messa in latino. Gli ulteriori sviluppi della sensibilità religiosa accostante e patetica propria di questo genere di realizzazioni si avranno soprattutto in ambiente francescano, a partire dal caso valsesiano del Sacro Monte, con una vera e propria "messa in scena" degli spazi fisici e architettonici dei luoghi in cui si sono svolte le storie della Passione, con un naturalismo via via più raffinato nella esecuzione delle figure scolpite.

21 Clelia Arnaldi di Balme, conservatore.
Un'immigrata eccellente: Catalina Micaela, infanta di Spagna

Il dipinto ritrae l'infanta di Spagna Caterina Micaela, sposa di Carlo Emanuele I di Savoia, con una acconciatura fermata da un giro di perle, un alto collare di pizzo e un abito a colori insolitamente vivaci, vista l'abitudine dell'infanta di farsi ritrarre in abiti scuri impreziositi da perle e gioielli. L'interesse del ritratto risiede anche nello sfondo: la finestra si apre su uno scorcio della facciata a levante del Castello e della galleria che lo univa al Palazzo Ducale. Sede delle collezioni d'arte e librarie del principe, la manica di collegamento è vista dal lato esterno verso la contrada di Po e si riconosce la terrazza porticata che accoglieva entro nicchie i busti marmorei ordinati a Pietro Antonio Vanello da Caterina stessa l'11 gennaio 1590. Nel vaso di fiori raffigurato sotto la finestra, l'anonimo pittore dipinge un mascherone che regge uno scorpione, un possibile richiamo al segno zodiacale della duchessa, nata il 10 ottobre 1567. Il ritratto fu probabilmente dipinto negli ultimi anni di vita della duchessa, morta di parto a trent'anni nel 1597.

28
Carlotta Margarone  assistente conservatore.
Foglie, fiori e animali in terracotta: l'architettura prende vita
L'argilla è un materiale che si trova con facilità in natura, nei letti dei fiumi o nei pressi dei bacini idrici. La reperibilità e la plasmabilità dell'impasto hanno favorito, fin dall'antichità, l'utilizzo dell'argilla -lavorata e poi cotta- per la fabbricazione di mattoni, vasellami, sculture...
Le collezioni del museo coprono la storia della terracotta dalle origini all'età moderna: dai mattoni romani, passando per la produzione dell'Asia Minore, alla terracotta architettonica di Tre e Quattrocento, alle raffinate sculture del Rinascimento, per arrivare agli esemplari barocchi di Francesco Ladatte.
Nel corso della visita ripercorreremo la storia e le tecniche della lavorazione della terracotta, dalle forme più semplici -i mattoni e le decorazioni architettoniche- alle più complesse - bozzetti e sculture.
Carlotta Margarone, storica dell'arte, lavora a Palazzo Madama come assistente conservatore per le arti dal XIV al XVI secolo.

GIUGNO
4 Tiziana Caserta, responsabilemanutenzione di qualità.
Uno zoo di porcellana: gli animali di Meissen

Tre animali in porcellana di Meissen di eccezionale bellezza accolgono ogni giorno i visitatori al secondo piano di Palazzo Madama: una lupa con i suoi cuccioli, un'otarda ed un leopardo. Uno zoo piuttosto insolito che evoca terre lontane e formule chimiche, studiate per arrivare a questo impasto, tanto segrete quanto preziose. Queste grandi opere dei maestri Kirchner e Kandler facevano parte della numerosa serie di animali (leoni, avvoltoi, tacchini, galletti, pellicani e tantissimi altri ancora) ospitata nella splendida cornice del Palazzo Giapponese di Augusto il Forte di Sassonia. La visita sarà l'occasione per ripercorrere brevemente la storia della nascita della porcellana, per conoscere meglio la provenienza e lo stile di questi capolavori e per scoprire il loro ruolo nella vita attuale del museo.

11
Diego Giachello, architetto.
Una scala verso il cielo: progettare e realizzare la Torre Panoramica.Una scala verso il cielo: progettare e realizzare la Torre Panoramica

Palazzo Madama è strutturato su quattro piani principali, collegati tra loro da una serie di scale che costellano tutto l'edificio: dal magnifico scalone juvarriano, alla torre romana con i gradini in pietra, fino ai resti delle strette scale a chiocciola in mattoni che ogni tanto fanno capolino dalla muratura antica.
Fino alla riapertura nel 2006, Palazzo Madama era inaccessibile a persone che avessero qualsiasi problema di mobilità. Una delle grandi sfide del cantiere è stata quella di inserire all'interno della torre medievale nord un'ampia scala elicoidale e un ascensore che portassero dal fossato al belvedere della torre.
Diego Giachello, che ha fatto parte della squadra di progettazione dei lavori di Palazzo Madama fin dalla nascita del progetto, nel 1997, racconta la genesi di un'idea e rivela le difficoltà tecniche e di progettazione, confrontandosi con analoghi progetti di inserimento di strutture in spazi storici e motivando le scelte che hanno portato a individuare la torre di nord-est come l'unica in grado di fornire al pubblico un servizio essenziale e una vista meravigliosa sulla città.